Inter beffata alla fine: batte il Marsiglia ma è fuori dalla Champions

I nerazzurri riprendono i francesi, ma Brandao li punisce Ranieri tradito dalla difesa. Inutile un rigore nel recupero. Zanetti in lacrime

Inter beffata alla fine: batte il Marsiglia ma è fuori dalla Champions

Milano - Inter, basta così. Retrocessa in Europa, ammutolita in campionato. Meglio cambiare pagina, una volta per tutte. Fuori dagli ottavi di Champions, un’altra maledizione. La stessa che, da anni, colpisce Ranieri:mai ai quarti con le sue squadre. Il Marsiglia è proprio una squadretta, parla chiaro il suo campionato. Eppure è andata male, ma forse il destino aveva già deciso. Vittoria con il rigore finale di Pazzini, partita tutto cuore e poco altro. Difficile pensare che una ex grande squadra abbia ancora voglia di guardasi allo specchio in queste condizioni. Il Principe Milito le aveva dato il soffio di vita. La difesa, al solito, l’ha condannata.
L’Inter ha esaurito il bonus delle fortune, ma forse non delle sfortune, nei primi dieci minuti della partita. San Siro bello pieno e accorato, squadra in campo con facce gladiatorie, gioco un po’ meno, Marsiglia attendista, tendenzialmente lento. Dice il calcio che in questi casi va accelerato il ritmo, ma l’Inter non sempre è in grado di provarci. Ieri sera ha provato dopo attimi di attesa e studio e quando Zanetti ha scandito il passo dell’accelerazione ecco lo sguardo benevolo del pallone posarsi sulla squadra. Sì, ma quella di Marsiglia. Due occasioni in tre minuti. Zanetti cross teso da destra, palla che rimbalza fra gambe, va sul piede di Sneijder a pochi passi dal portiere e quello calcia, calcicchia quel tanto male da permettere la deviazione al piede di Mandanda.
Qualcuno avrà storto la bocca, antichi cultori di queste storie conoscono il bisbetico essere del pallone: ti carezza eppoi ti fulmina. E intanto sul tabellone di San Siro compariva il risultato del Bayern, 2-0 dopo pochi minuti: una frustata per l’orgoglio interista. Il pubblico s’è levato in un ohhh! di meraviglia, la squadra per incanto ha sprintato e stavolta con un’azione che vale il bello del calcio: Sneijder da destra, cross teso come una fucilata ad incocciare il petto di Milito. Un lampo di football da cineteca ed anche da gol se il portiere non avesse avuto il sesto senso e un bel riflesso. Parata da stordire un toro nell’arena. E così è stato. L’Inter ha messo un po’ di tempo per recuperare campo e soprattutto lucidità verso la porta. Il ritmo si è abbassato con gran piacere dei francesi, che hanno cominciato a far lievitare il loro gioco noiosetto, piumini nei piedi, spilletti a infastidire una difesa sempre in apprensione.
Ranieri ha scelto la formazione iniziale di Verona e non ci ha preso con Nagatomo, rannicchiato nelle sue dimensioni calcistiche. Amalfitano per un tempo ha passeggiato, gli altri ci hanno provato. Ma tutta l’Inter era un po’ grippata: Poli sembrava un ragazzino delle elementari, Stankovic si è battuto come un leone ma il suo calcio non illumina, Forlan era una trottola che sbagliava sempre l’ultimo colpo. Sneijder ha ammosciato tutti calciando una punizione come avesse un piede di pasta frolla, ramollendosi in dribbling mai conclusi. Solito olandesino, altro che campione. No, così non si batte neppure il Marsiglia.
Sneijder poi ha risolto i suoi problemi facendosi da parte dopo dodici minuti della ripresa: solito fisico da Svarowski e soliti acciacchi. Forlan ne è stato costretto da Ranieri. Fischi per i fiaschi di quei due. L’Inter ha risolto poco: un quarto d’ora senza neppure tirare in porta. Ma almeno ha vinto più contrasti. Pazzini si è ripresentato per scacciare la personale maledizione del gol. Già, peccato che in 25 minuti l’Inter abbia prodotto solo una punizione, calciata malamente da Stankovic.
Più bravo Julio Cesar, che ha evitato il ko anticipato andando a deviare una palla partita dal testone di Diarra, levatosi alto quasi fosse un gigante. Buon per tutti, perché poco più tardi Milito l’ha ricompensato, sfruttando l’ennesimo colpo a vuoto di Pazzini. L’uno ha calciato contro le gambe di un difensore, il Principe ci ha messo il piede giusto.

E guarda caso anche stavolta dopo l’ingresso di Cambiasso, fra l’altro applaudito. Ma poi Brandao ha pescato la solita difesa pollastra, Pazzini ha pescato la mano artigliante di Mandanda. Ma tutto troppo tardi per ricominciare.

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