
Stasera il Chelsea di Maresca contro il Los Angeles di Giroud, ex del Milan che lo pescò proprio dal Chelsea per vincere l'ultimo scudetto; poi a mezzanotte c'è il Boca contro il Benfica, due mondi a confronto col loro carico di storia. Una dopo l'altra, il Mondiale per club accende le sue stelle. L'ultima sarà proprio la Juventus, che alle 3 della notte italiana fra mercoledì e giovedì chiuderà il programma della prima giornata contro gli emiratini dell'Al-Ain. La notte prima e alla stessa ora toccherà all'Inter contro i messicani del Monterrey.
«Siamo qui per vincere e non solo per partecipare», è il claim di Tudor appena sbarcato negli States. Un po' l'eco a quel «vincere sarà la mia ossessione», ripetuto più volte dal neo dg Comolli nel giorno recente dell'insediamento. Due versioni di un unico modo per lisciare il pelo alla tifoseria bianconera, prendendo soprattutto le distanze da quanto invece ripeteva Thiago Motta prima di essere trombato. Come se per vincere bastasse solo dirlo o come se non volesse vincere chi invece non ne parla. Ma tant'è. Tudor in realtà il Mondiale l'ha già vinto prima di giocarlo: contratto firmato fino al 2027, esattamente come lui a fine campionato pretendeva che venisse fatto. Che sia stata scelta o obbligo, visto com'è andata con Conte e Gasperini, conta poco. Ora la squadra è sua e suo anche il compito di riportarla a vincere.
Che poi è un po' anche quello che tocca a Cristian Chivu. L'Inter ha appena giocato la finale di Champions, eppure sembra di essere tornati all'anno zero (o meglio 0 a 5, la ragione è tutta lì). «Non c'è stata nessuna confusione, in un giorno abbiamo rimediato a un problema inatteso», si sforza di ribadire Marotta. «Siamo orgogliosi perché Chivu è un allenatore made in Inter», e la speranza è che con l'esperienza nerazzurra (c'è chi lo chiama interismo, ma quello forse è più giusto riservarlo a chi nell'Inter è cresciuto, non arrivato adulto e già campione) possa rimediare all'inesperienza da panchina, appena 13 in Serie A, con 3 vittorie.
Il Mondiale è una buona occasione per tutti per fare cassa (già 24 milioni l'Inter, 20 la Juventus; altri 7 per chi si passa il girone, più 1,9 milioni per ogni singola vittoria) e per Tudor e soprattutto Chivu anche un ponte col futuro. Più il rumeno del croato, perché l'Inter ha già in squadra due acquisti nuovi (Sucic e Luis Henrique, il primo probabile titolare contro il Monterrey) mentre la Juventus poggia su tre pilastri, cioè Vlahovic, Kolo e Conceicao, che in realtà sono tra coloro che son sospesi sul mercato, fra prestiti e rinnovi. Al netto di tutte le operazioni che da qui a fine agosto riguarderanno anche altri giocatori.
Senza Taremi, bloccato in Iran dalla guerra, Chivu oggi in attacco sta peggio di Inzaghi ieri, ché lui almeno con Arnautovic e Correa (al Mondiale col Botafogo) un po' di respiro alla ThuLa poteva darlo.
A Los Angeles c'è Pio Esposito, 20 anni, 19 gol in stagione a Spezia e già allievo di Chivu nella Primavera nerazzurra, però è infortunato e verrà buono solo dall'eventuale ottavo di finale in poi. Di Bonny si parlerà più avanti, di Hojlund probabilmente solo a Ferragosto, ai tempi dei saldi.