"Ho sposato un progetto triennale con l'Inter e come ho sempre fatto nella mia vita lavorerò duramente e mi batterò con tutte le mie forze e con tutto quello che è nelle mie possibilità affinché sia un progetto vincente. In merito all'articolo uscito oggi (ieri; ndr) smentisco categoricamente il fatto di aver sentito dirigenti e giocatori della Juventus chiedendo ‘ma Sarri lo cacciano?’", queste le parole di Antonio Conte pronunciate ieri con una nota rilasciata all'Ansa in cui ha fatto totalmente retromarcia rispetto allo sfogo davanti alle telecamere di Dazn e Sky, al termine di Atalanta-Inter, in cui si era espresso in altri termini e in maniera molto dura nei confronti della società.
La telefonata e il grande freddo
Steven Zhang, di solito sempre presente a Milano, è attualmente in Cina per curare i propri affari ma ha avuto il modo di sentire telefonicamente Conte e si è deciso di lasciare per un attimo da parte i rancori latenti e di concentrarsi a pieno sull'Europa League obiettivo importante e dichiarato in casa nerazzurra. Resta però una situazione difficile da gestire per la dirigenza del club di viale della Liberazione con Giuseppe Marotta, amministratore delegato del club e grande sponsor del tecnico leccese, che si è sentito di fatto "tradito".
Il mancato faccia a faccia che si sarebbe dovuto tenere nella giornata di ieri ad Appiano Gentile non ha fatto altro che sottolineare come i nervi siano tesi da ambo le parti e tra l'ad e l'allenatore è calato inevitabilmente il gelo. L'avvocato Grassani ha anche parlato di un possibile licenziamento per giusta causa dopo le parole pronunciate da Conte ma questa è un'ipotesi che al momento non sembra percorribile per diverse ragioni.
Errore fatale
Conte ha dimostrato in tutti i club in cui è andato di essere un grande tecnico, un vincente. Il suo più grande errore però, e non è la prima volta che gli capita da quando ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore, è quello di non avere alcun filtro a livello comunicativo. Gli era già successo ai tempi di Bari e Atalanta ed ha continuato su questa linea alla Juventus, lasciata in maniera inaspettata durante l'estate del 2014 con Andrea Agnelli sorpreso e furioso per la scelta del leccese di lasciare i bianconeri per poi sposare la nazionale italiana. Con il Chelsea è finita nel peggiore dei modi, in Tribunale, mentre con l'Inter ha deciso di lasciarsi andare ad uno sfogo inopportuno, inaspettato e avuto in un momento ancora delicato per la stagione nerazzurra.
Conte, soprattutto dopo la ripresa del campionato, non è stato più lo stesso dal punto di vista empatico nei confronti della dirigenza nerazzurra e l'ha dimostrato con una serie di dichiarazioni polemiche sul calendario, sui giorni di riposo rispetto alle rivali per la lotta allo scudetto e quant'altro. "Solo io so cosa ho dovuto fare per farmi comprare Lukaku l'anno scorso" e "Non c'entra niente il mercato in questo mio discorso", "Il presidente? Non lo so, ora è in Cina....", sono solo alcune delle frasi che hanno di fatto messo a nudo come ci siano delle acredini latenti con alcuni membri della dirigenza nerazzurra per una mancanza dal punto di vista comunicativo con i media.
"La società non ha protetto né me né i calciatori dagli attacchi mediatici di questi mesi, protenzione zero totale" e "Anche con Spalletti nel 2018 era la stessa storia", con questi semplici e concisi concetti Conte ha voluto esprimere la sua insoddisfazione per alcune carenze dal punto di vista mediatico da parte dell'Inter nei confronti dei media. Da un lato, secondo l'ex allenatore del Chelsea, una mancanza di polso da parte del club con i giornalisti, dall'altro invece l'opposto con un Conte che ha sempre prestato il fianco alle critiche da parte dei media per il suo modo di approcciarsi quasi sempre agguerrito e polemico. Questa volta, però, questa sua tecnica potrebbe costargli caro dato che ad oggi la sua panchina appare traballante con Allegri e Pochettino pronti a subentrare.
I grandi numeri
Conte è arrivato all'Inter con grandi aspettative il 31 maggio e tutto sommato in una stagione anomala e durata di fatto un anno e non i canonici 9 mesi è stata positiva e ancora non è finita dato che c'è la possibilità concreta di mettere in bacheca l'Europa League. In campo la squadra si è espressa al meglio, ha messo insieme 82 punti in campionato frutto di 24 vittorie, 10 pareggi e sole quattro sconfitte con 81gol realizzati (secondo miglior attacco), con 36 reti subite (miglior difesa assoluta del torneo) e con la seconda miglior differenza reti con +45 alle spalle dell'Atalanta. Sul terreno di gioco l'Inter si è comportata in maniera egregia in diverse circostanze dimostrando di avere idee chiare e un gioco ben definito fatto di pressing, aggressività, scambi stretti e inserimenti perfetti da parte di esterni e centrocampisti.
I troppi pareggi, 10, e le 2 sconfitte subite contro la Juventus sono stati il vero cruccio di una squadra che ha comunque dimostrato di aver ridotto in maniera sensibile il gap con i bianconeri rispetto alle stagioni passate. Il tecnico leccese ha anche il merito di aver rivitalizzato giocatori del calibro di Antonio Candreva, Roberto Gagliardini, Andrea Ranocchia e di aver lanciato e fatto maturare calciatori come Alessandro Bastoni e Lautaro Martinez, solo per citarne alcuni. Aver creato una grande intesa tra Romelu Lukaku, suo grande pupillo, e Lautaro è stato poi il quid in più che ha permesso all'Inter di svoltare rispetto al passato dove il solo Icardi fagocitava tutto ciò che gli stava attorno a livello di partner d'attacco. Il leccese ha migliorato la posizione in classifica dell'Inter portata dal quarto al secondo posto con la Champions League raggiunta con quattro giornate d'anticipo.
Anche in Coppa Italia la squadra ha migliorato raggiungendo la semifinale poi persa, in maniera forse immeritata, contro il Napoli di Gattuso che ha poi vinto la competizione. L'unico cruccio resta la Champions League anche se il girone dei nerazzurri non era affatto facile con Barcellona e Borussia Dortmund nel girone che hanno staccato il pass per gli ottavi. La partita di ritorno contro i tedeschi e le due contro i blaugrana perse entrambe e in maniera amara sono forse il grande rammarico per una squadra che non si qualifica agli ottavi di Champions da 9 anni ma che avrà ora la possibilità di puntare alla vittoria della sorella minore della competizione per club più importante d'Europa.
La Curva Nord di schiera
In tutto questo marasma mediatico che si è venuto a creare con le sue parole al veleno i tifosi nerazzurri e non solo si sono esposti in un verso o nell'altro. Il lato più caldo della tifoseria interista, la Curva Nord, però, ha preso una netta presa di posizione a favore di Conte con uno striscione eloquente: "Gli interisti veri e la Curva Nord sono con Conte", parole semplici e concise che esprimono di fatto come la tifoseria organizzata nerazzurra si sia schierata al fianco dell'allenatore leccese che ha palesato un grande malcontento per quanto concerne la mancata protezione a livello mediatico per lui e i calciatori da parte del club ritenuto troppo morbido e quasi assente.
Ora non resta solo che aspettare e vedere dove potrà arrivare questa Inter in Europa League: la sensazione è che saranno giorni caldi, bollenti, roventi sull'asse Italia-Cina dove Suning e Conte dovranno decidere se continuare insieme questo progetto triennale o se le strade si divideranno per sempre- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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