Inter, la fretta di Conte fa più rumore della furia "Vivacchiare? No grazie"

Parole che potrebbero essere scambiate per ultimatum: «Io non posso snaturarmi...»

Inter, la fretta di Conte fa più rumore della furia "Vivacchiare? No grazie"

Cambiano i modi, non certo i concetti. Conte ha fretta e non perde occasione per dirlo. Se a Dortmund, con la rabbia della sconfitta sommata alla volontà di non spiegarla, aveva utilizzato il piccone, alla vigilia della sfida col Verona (settima fatica in 22 giorni per 6 giocatori) concede qualche sorriso e smussa un po' gli angoli, ma la sostanza è la stessa. Anzi. Quando dice «a me vivacchiare non piace», lancia un messaggio che più chiaro non potrebbe essere e non deve essere interpretato. Certo, il giorno che decidesse di andarsene e sbattere la porta, dovrebbe poi essere in grado di trovare un altro ingaggio da 11 milioni l'anno, ma questa è un'altra storia e non ancora d'attualità.

Gli appunti sono gli stessi di Dortmund. «Abbiamo sbagliato qualche calcolo, siamo stati un po' approssimativi e non abbiamo tenuto conto degl'infortuni», sottolinea. Conte è arrabbiato perché voleva rincalzi all'altezza dei titolari e titolari più forti di quelli che ha (Vidal su tutti). Non li ha avuti perché Zhang ha detto stop alle spese (del mercato più oneroso nella storia dell'Inter, peraltro) e perché Ausilio gli ha garantito che Borja Valero & C. sarebbero tornati utili. Ecco perché Conte è arrabbiato, anche se ora finge non sia vero. «La mia è una critica costruttiva, non un atto di accusa verso qualcuno. Dobbiamo andare tutti nella stessa direzione», le parole che provano a mettere la crisi sotto il tappeto. «Sono stato chiamato per cambiare una situazione che negli ultimi 9 anni ha visto l'Inter fuori da tutto», ricorda senza remore di ferire qualcuno (peraltro è sostanzialmente la verità). Nessuna voglia di cambiare: Marotta lo sa bene e dopo Dortmund lo sanno anche gli Zhang. «Se poi creo difficoltà a qualcuno, mi dispiace, ma io non posso snaturarmi. Dobbiamo credere in quello che facciamo e farlo al massimo, altrimenti rimarrà tutto cosi e sarà un peccato perché avremmo vivacchiato e a me vivacchiare non piace»: boom, 8 novembre e da secondo in classifica a 1 punto dalla prima, davvero presto per gli ultimatum. Vedremo...

L'attualità dell'Inter dice che stasera può essere un'altra volta in testa alla classifica e hai visto mai che poi ai cugini rossoneri riesce almeno mezzo scherzetto contro la Juventus, sì che alla sosta i nerazzurri tornerebbe davanti a tutti, non solo in modo virtuale come accaduto nelle ultime settimane.

«Il Verona è una squadra tosta e può essere avversario pericoloso. E poi noi dobbiamo essere bravi a metterci dietro le spalle la sconfitta di Champions», ammette Conte. Ecco, il secondo problema è questo: il timore delle scorie psicologiche dopo l'incredibile scivolone di Dortmund. Il primo è il solito, la stanchezza. Anche oggi niente Sensi, anzi: c'è il timore che quei pochi minuti col Borussia, e magari il tiro nel «finalissimo», abbiano provocato qualche ulteriore guaio muscolare.

D'Ambrosio è guarito, ma non gioca: meglio non rischiare (una ricaduta e magari un'altra convocazione azzurra). Asamoah ci sarà fra 2 settimane. Quindi siamo ai soliti noti a centrocampo e in attacco, con Bastoni in difesa al posto del boccheggiante Godin.

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