
L'esperienza dell'Inter, la squadra più vecchia della Champions League, contro la gioventù del PSG, secondo solo al Salisburgo e mediamente con 6 anni in meno dei nerazzurri, 23 contro oltre 29. La finale di Monaco è anche questo, e a fine stagione le energie potrebbero fare la differenza. Poi però c'è anche altro. Inzaghi l'ha confessato l'altro giorno. «Venerdì notte, dormire non sarà semplice». L'emozione, la tensione, la preoccupazione: la finale è una partita speciale, diversa da ogni altra. E qui forse c'è un piccolo grande vantaggio per l'Inter, almeno così dovrebbe essere. Perché i nerazzurri tornano in finale dopo soli due anni e la squadra è sostanzialmente la stessa (Sommer, Pavard e Thuram per Onana, Darmian e Dzeko, più Mkhitaryan stavolta titolare e allora subentrato a Brozovic).
Nel PSG, invece, solo il capitano Marquinos sa quanto sia difficile la notte di vigilia, perché è l'unico rimasto della squadra che andò in finale nell'anomala edizione 2020, nella stagione del covid, in cui le coppe si decisero in agosto e il PSG perse la sua unica finale contro il Bayern Monaco, in cui c'era, pensa un po', anche Benjamin Pavard, in panchina quella sera, ma protagonista lungo tutta la stagione. Pavard, quindi, è l'unico dei calciatori in campo sabato ad avere una Champions League nel curriculum (oltre a essere campione del mondo, come Lautaro e Dembélé). Luis Enrique sa come si fa, l'ha vinta col Barcellona nel 2015, Inzaghi ha tanta voglia di riuscirci.
Due finaliste per una sola festa, qualcuno lavorerà per niente. Stamane il PSG incontra le autorità parigine per preparare l'eventuale sfilata del bus sui Campi Elisi. L'Inter ha già organizzato il maxi schermo a San Siro (con ingresso a pagamento): la speranza nerazzurra è di tirare l'alba, aspettando i giocatori con la coppa.
Due anni fa, l'Inter entrava in finale da netta sfavorita. E sappiamo quanto è andata vicino a stravolgere il pronostico. Non che stavolta sembri semplice, anzi, ma potrebbe essere meno complicato. Un'occasione. Per Inzaghi, che potrebbe decidere il suo futuro anche in base al risultato, ma più ancora per il gruppo che guida da 4 stagioni e che sicuramente subirà un profondo cambiamento nelle prossime settimane.
L'Inter ha in rosa 11 ultratrentenni, ha giocato contro Bayern e Barcellona con 4 calciatori fra i 34 e i 37 anni, quella di sabato può davvero essere l'ultima occasione per Acerbi e Mkhitaryan, Sommer e Darmian e De Vrij. E questa voglia speciale può essere un'altra risorsa da opporre alla gioventù dei francesi, squadra sì senza le stelle del recente passato, ma di certo sempre costruita senza limiti di budget.