La Lazio c'è. Non soltanto perché ha eliminato la Roma dalla coppa Italia, cosa assolutamente logica visti i precedenti, nelle varie coppe, della stessa Roma in questa stagione, ma per la qualità del gioco che ritengo superiore, so di creare allergie e risate, a quello del Napoli. Meno stucchevole, più pratico, meno esibizionista e più cinico, più italiano si potrebbe anche dire. Non uno squadrone ma una squadra, messa assieme da Tare e Lotito che non sono proprio il massimo della simpatia ma che sanno far quadrare i conti e portare a casa oltre ai milioni anche nuovi talenti. Sergej Milinkovic-Savic ha ventidue anni, due in meno di Paul Pogba ed ha la stessa altezza, 1 metro e novantuno centimetri, del francese. Il paragone va oltre l'anagrafe e le misure da carta d'identità, i due ragazzi sono uniti dalla assoluta normalità con la quale toccano il pallone, si muovono sul campo, dovunque, con tempi di gioco perfetti e soluzioni offensive imprevedibili.
Il tesoro Milinkovic-Savic fa ricca la Lazio resa preziosa dal lavoro silenzioso di Simone Inzaghi. Costui ha vissuto, da calciatore, all'ombra di superPippo ma lo ha scavalcato alla grande nella carriera di allenatore. Inzaghi S. si ritrova protagonista per grazia ricevuta. L'uomo destinato a quel posto era un pazzo, l'argentino Bielsa che dopo aver annusato Lotito e l'ambiente della capitale se ne era scappato, manco venisse da Far Oer o Disneyland. Oggi Inzaghi S. è una realtà vera come la squadra sua, non spaccia football, non va in televisione a chiacchierare pensieri oscuri e contorti come il suo sodale romanista. Allena e pilota la squadra che non ha, a parte il serbo di cui sopra, veri fenomeni ma calciatori essenziali, da Biglia a Felipe Anderson a Immobile, a Keita, tralasciando Luljc, Lukaku, Wallace, de Vrij, tutta roba buona per puntare a un posto in Europa, senza sparare frasi ad effetto o progetti multimilionari.
Vincere un
derby a Roma è un fatto epocale per la Lazio, questa Lazio può essere la normalità, una buona notizia in un mondo abbastanza sghembo. Del resto era prevedibile: è passata dal loco al listo, dal matto allo sveglio. Un trionfo.
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