«Io Bubba: distratto, impaziente, malato»

«Io Bubba: distratto, impaziente, malato»

Uno guarda Bubba Watson e immediatamente pensa… che casino! Insomma, basta dare un'occhiata rapida a quello swing sbilenco, alla parlata veloce e qualche volta un po' scurrile e a quel look decisamente funky per avere netta la sensazione di una gran confusione. Poi però se si studiano con attenzione le balistiche irripetibili di certi colpi e si sente il rumore vellutato della palla al contatto col bastone, allora, ecco, per un secondo si ha la percezione nitida che, in fondo, da tutto quel caos ogni volta nasca qualcosa che ha un senso. Qualcosa di ordinato, se non altro. Una magia, o un colpo, chiamatelo come volete. E proprio in questo sta forse la più grande vittoria di Bubba Watson. Non nel Masters, ma nell'aver saputo far ordine del suo disordine. Ha un nome tutto questo: ADD, un acronimo che sta per Attention Deficit Disorder, in Italia meglio conosciuto come Sindrome da Deficit di Attenzione.
Bubba in persona racconta di non essersi mai sottoposto a un test specifico, ma lui per primo è fortemente convinto di esserne affetto: «Sono sicuro di avere l'ADD - racconta il campione - A scuola non ascoltavo mai; mi sono laureato a 30 anni e con fatica. Per me la parte mentale del golf è difficile, soprattutto se devo restare concentrato cinque ore. Fatemi giocare in tre ore e non farò mai più di 69, perché a me piace muovermi e andare veloce». E proprio a causa di una giornata di gioco secondo lui troppo lento, l'anno scorso non esitò in campo a insultare violentemente Steve Elkington, che in quell'occasione era il suo sfortunato compagno di partita.
Impazienza e commenti inappropriati: due dei sintomi tipici dell'ADD. A questi si devono aggiungere, tra gli altri, l'impulsività, la facilità alla distrazione, la difficoltà a seguire le istruzioni o a finire un compito, il movimento costante, l'annoiarsi velocemente e talvolta anche un comportamento aggressivo.
«Relativamente a Watson - ci spiega Mauro Gatti, psicoterapeuta dello sport - c'è da sottolineare però come il paziente senta, ma non è detto che veda. Bisogna cioè capire se l'origine di questa difficoltà di tenuta concentrativa sia psicologica od organica, come appunto è in caso di presenza di ADD». Ma lo stesso golf strampalato di Bubba sarebbe, secondo alcuni, un indizio forte e chiaro della presenza della sindrome: le soluzioni paraboliche che hanno consegnato all'americano la giacca verde potrebbero insomma essere figlie di una mente che convive con l'ADD e che dunque ha nella creatività il suo atout. «Trascorrendo le giornate in uno stato di disordine - ci racconta Stefano Cappa, primario nell'unità dei disturbi cognitivi del San Raffaele - queste persone naturalmente prediligono prendere decisioni veloci e riescono anche a fare più cose insieme, trovando magari soluzioni che altri faticano a intravedere».


Proprio come Bubba, che al play off di Augusta ha scorto un'opportunità inimmaginabile dal bosco di destra e rapidamente, con una disinvoltura da Actor's Studio ci si è buttato a capofitto. Della serie: pensare fa bene, ma pensare troppo fa malissimo.

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