Valentina Vezzali parla come tira di fioretto: impeto, trasporto, passione, grinta, determinazione. É sempre lei. Passeggia per Norcia nel giorno di riposo, si gode marito e figlio dopo 20 giorni di ritiro. Dice di essere tranquilla e serena, ben sapendo di interpretare una tranquillità molto particolare, la quiete prima della tempesta. Perchè poi.... giù la maschera, in guardia e diventa una tigre. E il fioretto per bandiera. Lady fioretto, pronta con la bandiera? Quella vera, in tre colori. Fra sei giorni sarà là, davanti a tutti nello stadio olimpico di Londra....
«Sarà bellissimo. Un ricordo che porterò sempre con me. Nella vita. Cos'altro potrei chiedere? Ogni atleta sogna di partecipare alle olimpiadi e di poter essere portabandiera».
Quinta olimpiade, Valentina tiene un'età da mamma e nello scrigno tre medaglie d'oro individuali vinte nelle ultime tre edizioni. Ora l'emozione del portabandiera. Realizzata?
«Non esiste la realizzazione completa, come la perfezione. Sono appagata. Ho dato tanto e ricevuto tanto. Portare la bandiera in un momento come questo è un grande onore e responsabilità. Spero che le Olimpiadi servano quanto gli europei di calcio: diano una scossa positiva a questa nazione che vuole risollevarsi».
Dice Olimpiade e pensa...
«Tutto come la prima volta ad Atlanta nel 1996. Non vedevo l'ora di arrivare. E così a Sidney, Atene, Pechino. Voglia di gareggiare. Ma poi tanti contrasti. Ecco arrivano, le voglio subito. No, è ancora presto. Però ad Atlanta ero una ragazzina, ora sono una donna, sposata, vivo emozioni bellissime sempre, tanta adrenalina. Ti fanno sentire viva».
Da ragazzina a donna: cambia qualcosa anche nell'approccio e nelle voglie personali? Sentito la Pellegrini? Prima delle gare niente astinenza da sesso. Anzi....
«Non mi sono posta il problema. Sono sposata con un calciatore e non siamo mai stati vicini. Ora non lo vedevo da 20 giorni. E Mimmo non può vivere nel villaggio olimpico. Che dire? Beata la Pellegrini. Ognuno deve fare ciò che la fa sentire meglio. Ciascuno ha le sue esigenze, i riti, le scaramanzie. E Federica ha questa scaramanzia... che le ha sempre portato fortuna. Magari un giorno anch'io mi porterò dietro mio marito».
Però le donne fanno strada, sesso o non sesso. A Londra sarà festival di portabandiera rosa....
«Segnale bellissimo. E anche la spedizione azzurra è più rosa rispetto a Pechino. Un passo avanti. Ricordo che in prima elementare ero la sola bambina che faceva sport. Un altro mondo. E come dimenticare la Boulmerka, prima donna algerina a vincere l'oro a Barcellona '92. Correva a gambe scoperte, subì minacce di morte. Ma queste cose fanno emancipare».
Sarà un'olimpiade molto al femminile, anche nei segnali. Tutti i Paesi arabi rappresentati da donne....
«Ho sempre detto che l'Olimpiade è sport sia al maschile sia al femminile, però tutto questo significa che ne abbiamo fatta di strada. Spero sia solo l'inizio. Non dimentichiamo che nello sport si vince e si arriva per merito».
Ci saranno tante mamme....
«Oh che bello! Mi sento la loro portavoce. Quando nacque Pietro dimostrai che si poteva vincere un oro dopo quattro mesi dal parto. E vinsi anche le resistenze della federazione. Da allora vennero modificati gli statuti federali e del Coni per noi mamme. Anni fa si pensava che una mamma avesse chiuso con lo sport».
Il figlio aiuta?
«Ti fortifica, ti carica, ti sacrifichi più volentieri».
Pietro, suo figlio, ci sarà a Londra?
«Certo, è la sua prima Olimpiade dal vivo. Spero di farlo divertire. E naturalmente di divertirmi io e di far divertire gli italiani».
Tutti i profeti del medagliere, da Sport Illustrated e Usa Today fin a quelli che studiano con sistema matematico, vedono l'Italia oscillante tra 26 e 33 medaglie. Ma tutti vedono la Vezzali d'oro. Pesa?
«Sono anni che convivo con questi pronostici. Le mie spalle sono poco larghe, ma ce la fanno a sopportare. Mi fa piacere, significa che riconoscono il mio valore ed io ho sempre dato tutta me stessa».
Poi c'è il Dream Team. Ci farete divertire?
«Ho fatto parte anche del primo Dream Team, quando ero la piccola della compagnia. Ma credo che questo sia il più forte che il fioretto femminile abbia mai avuto. Se tiriamo come sappiamo, non dico altro. Tocchiamo ferro».
Messe da parte le frizioni personali?
«Ma certo. Guardi è bellissimo: nelle gare individuali sono scintille, tiriamo una contro l'altra e ciascuna pensa al suo. Ma in squadra possiamo essere fortissime, per questo ci siamo spiegate. É giusto rispettarci, essere unite e intelligenti. Io ho avuto un problema con Arianna Errigo per una frase scritta sul mio libro. E allora ho chiarito, aveva interpretato male».
Storie da numeri uno....
«Mi sento capitana e mi sento onoratissima. Se le tue compagne ti vedono come l'atleta da battere è stimolante. É un onere, ma anche un onore essere un riferimento».
Valentina quanto è lontana Londra?
«Così vicina, ma così lontana stando in ritiro. Quando ci metterò piede comincerà la mia Olimpiade. Eppure parlarne mi mette emozione addosso. Fra l'altro arriviamo solo il giorno prima della cerimonia: una stranezza. Il giorno dopo gareggiamo».
Passata Londra, cosa le resterà da fare?
«Intanto Pietro ha bisogno di un fratellino. Poi valuterò, ci penserò con serenità e tranquillità e farò sapere la mia decisione. Potrei tirare fino a Rio o provare qualunque cosa mi faccia
sentire emozioni».
Eppure ha già conquistato tante medaglie. Sicura che la fame poi non rovini la festa? Vincere non è mai troppo, ma il tempo passa...
«Ricordo sempre ciò che mi disse il mio maestro: Valentina, quello che hai vinto è nel cassetto e non te lo porta via nessuno. Il resto è davanti a te, vattelo a prendere. E io ci provo sempre. Mi sento un'italiana vera: fantasia, estro, noi siamo bravi a venir fuori dalle situazioni impossibili. E io ci provo».
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