Europei 2016

Islanda, l'isola dei fenomeni dalla bancarotta all'Europeo

Da Gudjohnsen, che esordì sostituendo il padre, al bomber Finnbogason scartato dalla Torres

Islanda, l'isola dei fenomeni dalla bancarotta all'Europeo

Protagonista forse no, testimone sicuramente: Eidur Gudjohnsen ha conosciuto il grande calcio dall'interno. I primi passi di Ronaldo Fenomeno a Eindhoven, il Chelsea di Mourinho, il Barcellona di Messi e della tripletta Liga-Champions-coppa del Re. Gli mancava solo un grande torneo internazionale con la sua Islanda, e domenica è arrivato anche quello. Ancora pochi mesi e il 36enne attaccante, massimo marcatore nella storia del paese nordico, festeggerà i 20 anni in nazionale (con cui debuttò il 26 aprile 1996 subentrando a partita in corso al padre Arnor), e un regalo così non se lo sarebbe mai aspettato.

Mai prima d'ora l'Islanda era riuscita a qualificarsi alla fase finale di un Europeo (o di un Mondiale), e non è difficile comprenderne le ragioni: paese piccolo (330mila abitanti, 9 volte meno della sola provincia di Milano), clima inospitale (il campionato dura da maggio a ottobre) e mai che sull'isola nascesse un fenomeno alla Bale, tanto per citare un top player contemporaneo appartenente a una realtà calcistica minore. Fino a quando la federcalcio non ha iniziato a investire in infrastrutture (ovvero campi indoor dove allenarsi tutto l'anno) e risorse umane (allenatori pro ad ogni livello), non fermandosi nemmeno quando nel 2008 l'Islanda è finita in bancarotta. Ma il paese si è risollevato, senza ricorrere all'austerità tanto cara agli euroburocrati di Bruxelles, e la nazionale ha fatto lo stesso, fino a scalare cento posizioni nel ranking Fifa nel solo biennio 2014-15. Il tutto con un gruppo privo di stelle, in cui i big fanno la differenza nella B inglese (Gunnarsson, diventato capitano della nazionale a 23 anni, e Gudmundsson), o al massimo nella Premier League di metà classifica (Sigurdsson dello Swansea, sue le tre reti che hanno affossato l'Olanda nei due incontri del girone).

Qualcuno è transitato dall'Italia senza lasciare particolari tracce (Bjarnason), qualcun altro c'è ancora (Halfredsson, Magnusson), e poi c'è chi avrebbe potuto esserci come Finnbogason, ma non è stato notato. A 17 anni infatti era andato in Sardegna come ragazzo alla pari giocando cinque mesi nella Torres, senza alcun seguito. Nel 2014 Finnbogason è diventato l'islandese ad aver segnato più gol nella massima serie di un campionato europeo (ne fece 24 in Olanda con l'Heerenveen). In nazionale si gioca la maglia con Sightorsson, uno che a nove anni avrebbe già potuto andare a giocare nell'Arsenal, ma il padre, titolare della più grande catena di panifici d'Islanda, non ne volle sapere di mandare il proprio ragazzo a Londra. Adesso gioca nel Nantes, non è mai esploso del tutto ma in nazionale fa per quattro.

Sightorsson è il simbolo dell'attuale Islanda: più che una generazione d'oro, una generazione d'acciaio.

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