"Jannik a Sanremo sai che spot. Però spero tu dica di no..."

Il presidente della Federtennis Angelo Binaghi: "Darebbe grande visibilità ma se non ci andasse dimostrerebbe di essere diverso"

"Jannik a Sanremo sai che spot. Però spero tu dica di no..."
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Presidente, era il suo primo Australian Open.

«Mi sembra che sia andato bene, no? E pensi che poteva andare anche meglio...».

La voce di Angelo Binaghi arriva tra uno scalo e l'altro nel viaggio di ritorno verso casa. Il tono ovviamente è entusiasta, eppure la proverbiale dose di prudenza del numero uno della federtennis (e padel) non viene scalfita neanche dal trionfo di Jannik Sinner: «Con due italiani in finale nel doppio e due italiane battute di un soffio dalla coppia che ha poi vinto il femminile, siamo andati vicini all'impensabile. Ma le cosa è importante è un'altra».

Dica.

«La federazione ha una funzione di promozione e riceve i soldi dallo stato per allargare la base sportiva come crescita per il Paese. È un ascensore sociale che trasmette valori: se poi da questa base nasce uno come Sinner...».

...vuol dire che il lavoro paga.

«La fortuna è anche che ragazzi come lui siano anche persone in gamba. Con concetti semplici che diventano un veicolo più efficace per promuovere lo sport. Questo vale anche per gli altri campioni che abbiamo, ma Jannik trasmette valori sui quali noi italiani siamo un po' deboli: il lavoro, il sacrificio, la perseveranza».

Un caso unico?

«Guardi: Sinner non saprà forse chi sia, ma io da buon sardo le dico che ritrovo in lui quello che è stato Gigi Riva. Ovvero l'umiltà, la voglia di lottare, di non mollare mai: qualità che di solito mettiamo in secondo piano mandando avanti la nostra vena artistica».

Come ci siamo arrivati?

«Qualche anno fa non c'era un solo italiano qualificato di diritto agli Internazionali. La federazione fu attaccata e io risposi che presto avremmo avuto una generazione di giocatori maschi più forte di quella vincente delle donne. Il lavoro paga. O quantomeno non combiniamo più disastri».

Dopo la Davis disse che era giusto celebrare Sinner, ma che comunque doveva ancora vincere uno Slam.

«Dissi: non abbiamo vinto ancora niente. Aggiungendo che ci saremmo arrivati in due-tre anni. Diciamo che Jannik ha accelerato la mia previsione».

E adesso? Come si gestisce?

«Ho fatto un conto: Sinner ha 22 anni, Djokovic quasi 37. Ci sono 15 anni di grandi tornei: tra Slam, Roma, le Finals, la Davis e le Olimpiadi, ne abbiamo più di 100. Salute permettendo, dobbiamo organizzarci».

Intanto è delirio mediatico.

«Mi han chiamato tutti: il Tg1, Porta a Porta, Palazzo Chigi, il Quirinale ed anche il Papa. Non manca nessuno».

E Sanremo...

«Di questo le dico dopo. Prima ci sono delle priorità e poi, siccome io faccio il mediatore delle richieste, ogni volta che Sinner le rimbalza, e quindi rimbalza anche me, sono contento».

Quali sono le priorità?

«L'esperienza di 23 anni di lavoro, nostro e poi con Sport e Salute, ci permette di dire che ogni euro investito nel tennis ne restituisce allo Stato 4 o 5. Per cui dobbiamo confermare le Atp Finals a Torino e prenderci anche le finali di Davis, se il governo ci dà una mano. Sarebbe miope se non succedesse, ma non credo che sia questo il caso».

C'è altro?

«Ho un'idea folle, che è talmente folle che gliela svelo tra sei mesi. Si ricordi cosa le sto dicendo, ma prima c'è il resto».

Avremo gli impianti per questo boom?

«Mi arrivano segnali straordinari: mi ha chiamato il governatore dell'Emilia-Romagna Bonaccini, dicendo che gli stanno chiedendo in continuazione contributi per costruire campi da tennis. Succede anche in altre regioni, il nostro progetto è di aiutare economicamente questa crescita».

Sinner ha fatto record anche in Tv: com'è la situazione Sky-Supertennis?

«Chiedo pazienza: chiarirò presto in una conferenza stampa. Posso solo dire che il nostro canale non ha una valenza commerciale, ma di indotto. Per dire: quando la Schiavone vinse il Roland Garros, questo non portò un tesserato in più. Supertennis ha generato invece tanti nuovi praticanti: lo dicono autorevoli studi che abbiamo fatto fare da enti terzi. Sarebbe curioso che ora il tennis restasse fuori dalla Tv in chiaro».

E Sanremo, allora?

«Da presidente federale, se Jannik andasse sarei felice per la visibilità del tennis. Ma mi meraviglierei e spero che non lo faccia: dimostrerebbe di essere diverso».

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