Jovetic e Cuadrado i profeti ma non fanno saltare il banco

Con il montenegrino questa è una bella Inter Il colombiano l'unico bianconero a fare paura

Jovetic e Cuadrado i profeti ma non fanno saltare il banco

Adesso, per favore, non scrivete più che l'Inter è un brutto anatroccolo, che fa punti in classifica ma non ruba mai l'occhio allo spettatore e tutto il resto della novella sul dolce stil novo calcistico tradito dall'allestimento manciniano. No, non fatelo, perché alla prova regina della stagione, al cospetto cioè della razza padrona Juventus, si può dire tutto dell'Inter di ieri sera ma non che giochi male, che si lasci trasportare, come un vecchio scarpone dal fiume in piena, solo dal talento di qualcuno dei suoi nuovi arrivati ad Appiano. D'accordo, Felipe Melo, «multato» al primo rude scontro, forse anche con una forzatura regolamentare, mette qualche apprensione alla compagnia.

Va bene all'appello manca ancora il migliore e più redditizio Icardi che non sembra ancora ripreso dall'insulto muscolare che lo bloccò con l'Atalanta, alla prima di fine agosto. È vero, nei primi minuti e più tardi nella ripresa Cuadrado scorazza a proprio piacimento dalle parti di Juan Jesus provocando l'orticaria a Mancini che si dimena come mai gli è capitato di recente. Ma l'Inter di ieri sera è un'altra squadra e Jovetic incarna un'altra storia. Appena finiscono le scintille, gli scontri e comincia la sfida di calcio, beh Jo-Jo incanta e strega la platea, è quello che spesso manda in tilt la collaudata difesa di Buffon, è quello che cerca, inutilmente, la sponda di Icardi per farsi largo in quella foresta di gambe, stinchi e di colpi proibiti che diventa il prato di San Siro quando il derby degli sfottò cede il passo alla sfida vera e propria. E non c'è discussione accademica che tenga sullo schieramento scelto da Mancini o dallo stesso Allegri perché ormai da queste parti va di moda il modulo inter-cambiabile che vuol dire 4-4-2 quando ci si difende e 4-3-3 quando si attacca. Come intuisce anche lo stesso Buffon, salvato dalla traversa di Brozovic, nel primo tempo. E come si accorge lo stesso Handanovic nella ripresa quando Khedira timbra il palo lontano a colpo sicuro.

Chi aspetta Pogba per i fuochi d'artificio o una magia balistica di Morata, recuperato a fatica, deve accontentarsi di Jovetic e dei suoi dribbling a ripetizione che sono una plastica dimostrazione di come siano andate le cose nelle settimane precedenti. Ha lavorato sodo il montenegrino, si è curato a casa sua e di ritorno ad Appiano, ha mantenuto la promessa di non compromettere la salute con inutile dedizione patriottica e si è presentato pronto alla sfida che rappresenta quasi un passaggio decisivo della stagione, una specie di laurea honoris causa per chi abbia ambizioni da sucdetto. Senza Jovetic, d'altro canto, l'Inter ha tradito qualche affanno di troppo prima la Fiorentina e poi a Genova con la Samp: non ha funzionato al meglio il gioco e nemmeno la resa dell'attacco. Di solito due indizi, nel calcio, dovrebbero fare una prova.

E se si pensa anche all'interesse antico della Juve, prima del suo viaggio a Manchester, allora il cerchio si può chiudere. Senza la pretesa di una sentenza che non c'è stata ma con una semplice preghiera: l'Inter non è poi così brutta. Anche se Jovetic, per una volta, non è stato il suo profeta e solo Cuadrado gli è stato alla sua altezza.

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