Una Juve da 10 e lode dà la prima lezione a una Roma ingenua

Re Artù-Bonucci-Vucinic e record: decimo trionfo consecutivo. Totti latita, l'attacco non punge: cade l'imbattibilità giallorossa

Una Juve da 10 e lode dà la prima lezione a una Roma ingenua

dal nostro inviato a Torino

La Juve non tradisce la sua tradizione, non quella degli aiutini come voleva Totti, bensì quella delle cascate di gol alla Roma. Stavolta sono tre e le portano un dieci e lode: dieci successi di fila come capitò solo alla Juve '31-'32, un più “otto” in classifica che toglie ogni vanità di recupero alle altre (salvo la Europaleague non faccia danni). Roma stesa come una pelle di tigre sul campo dello Juventus stadium: tre gol quanti mai ne aveva presi quest'anno, prima sconfitta della stagione, due espulsi e qualche assenteismo (Totti) di troppo. La Juve ha vinto con bravura degli interpreti suoi e con astuzia, ha sfruttato le ingenuità romaniste. Ed ha rispolverato il suo King maker. In tribuna c'era Trezeguet, uno che se ne intende, sul campo c'è sempre Vidal, che ha fatto il suo tredici stagionale ed ha aperto la strada alla Juve e al probabile scudetto. La Roma ha preso una lezione, ma non ha smentito il passato. Deve applicarsi meglio per il futuro.

Quindici minuti senza tiri in porta poi, al primo soffiar di naso della Juve in area, appunto il minuto numero 16, Tevez infila la palla in una cruna e Vidal sbuca con il suo marameo calcistico. Questa è la Juve: mai dire mai. E lo Juventus stadium si è messo comodo anche se la Roma ha fatto tanto per tenere tutti con il fiato sospeso. Almeno nel primo tempo. Poi, neppur via alla ripresa, e Bonucci si è infilato in area su un pallone calciato da Pirlo, stecchito la Roma e allargato le sue falle difensive (c'era un'ombra di fuorigioco): sempre sul reparto di sinistra e sempre con Castan protagonista.

Tatticamente è stata partita attraente almeno per un tempo: Juve chiusa muro o a testuggine, preoccupata e astuta, spesso con cinque uomini sulla linea difensiva, salvo poi guizzare fuori dai suoi appartamenti. Roma molto più raffinata nel palleggio, pareva di vedere tanti brasiliani salvo non arrivare alla sintesi che poi è costata una sconfitta sonora, forse oltre i demeriti. Roma più giovane e forse più ingenua.

Il campo ha stabilito subito la differenza fra esperienza e giovanil ardore. La Roma ha faticato a districarsi nel labirinto juventino, mentre Tevez e gli altri hanno cercato di sfruttare tutto e subito: ogni momento di distrazione, qualche divagazione romanista. Difesa solida (erano sette fino alla tripletta di ieri sera) non solidissima, tanto da pescare nel peccato anche De Rossi, insieme a Castan, quando Tevez ci a messo il colpo da inventore calcistico.

Juventus stadium bello da vedersi in quel suo abito da festa calcistica rappresentato dalla coreografia bianconera, un po' meno da cori e coracci (leggi Gervinho) che di tanto in tanto spuntavano. Roma affidata agli attacchi di farfallino Ljajic e di Gervinho che, però, non è mai entrato nella parte sua che è quella del devastatore o, peggio, del destabilizzatore. Totti un po' “cumenda” rispetto alle ultimi abitudini. E queste son state le pecche che hanno affossato la squadra di Garcia. Oltre a una difesa perfin troppo perforabile. Pirlo ad inserimento (e movimento) lento, ma il tanto è bastato per tener stretta la Juve nel centrocampo dove la partita ha vissuto il bello della sua storia. Primo tempo che si è schiuso dopo il gol, con quel pizzico di contraddizione che non guasta: Buffon impegnato più spesso, De Sanctis che deve aver avuto più sudori freddi. Il portiere juventino impegnato dai tiri di Pjanic e Dodò. Quello romanista messo in crisi dai raid d'area di Tevez. E nel finale da un tiro di Llorente che, appunto, dopo 39 minuti, ha concretizzato la sua presenza.

Poi la Juve ha subito preso il largo con la giaguarata di Bonucci (che ha riscattato una grossa fesseria nei primi 45'), Tevez si è bloccato alla gamba destra, Vucinic ha fatto la sua ricomparsa. La Roma si è persa: Rizzoli ci ha messo poco a tirar fuori cartellini rossi davanti al muso di un invasato De Rossi, in perfida entrata su Chiellini, e del disastroso Castan: respinta di pugno sulla linea che produrrà un rigore ad uso e consumo di Vucinic.

La Roma ha sempre riprovato il suo calcio che non è spensierato, spesso è bel vedere magari un po' acerbo, ma poi ci vogliono sapori forti e l'astuzia dei forti: quella che la Juve, in Italia, dispensa in gran quantità.

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