Una Signora troppo brutta si ripresenta in Europa. E viene stesa dai difensori dell'Uruguay con un micidiale uno-due nel finale: Gimenez-Godin. Sul raddoppio del futuro difensore dell'Inter c'è addirittura anche la deviazione di Cristiano Ronaldo. Madrid può essere un'altra volta il capolinea della Juventus, dopo l'amaro epilogo della scorsa primavera, con il rigore all'ultimo secondo che fece volare in semifinale il Real Madrid. Allora l'impresa fu sfiorata dopo i tre gol dell'andata, adesso bisognerà farla tra venti giorni a Torino per non dire addio a una Champions in cui si presentava da favorita dopo il colpo del secolo. Quel Cristiano Ronaldo che resta a secco nella nuova casa dell'Atletico.
Lezione di Simeone ad Allegri perché il Cholo dopo un'ora ha cambiato il suo Atletico e l'ha fatto volare in quel Wanda Metropolitano che ci ha messo due anni a diventare l'anima dell'Atletico Madrid sostituendo il mitico Calderon. Trascinati dallo stadio i colchoneros la buttano subito in caciara, ma la prima buona notizia è che Diego Costa salterà il ritorno per un banale giallo (come lui anche Alex Sandro e il mastino Thomas). Con il forfait di Khedira, operato già ieri al cuore (ablazione per sistemare l'aritmia atriale, rientrerà tra un mese), Allegri sceglie Bentancur, ma l'uruguaiano fatica. Dall'altra parte Simeone rinuncia a Morata inizialmente, preferendogli le sportellate di Diego Costa. Il primo tempo si riassume nelle punizioni dei due numeri sette: Cristiano Ronaldo scalda i guantoni a Oblak in avvio, Griezmann fa lo stesso con Szczesny dopo mezz'ora. Poi il Var corregge in punizione un rigore concesso dall'arbitro per un tocco di De Sciglio su Diego Costa lanciato a rete. L'attaccante della Spagna è nervoso, dice anche qualcosa ad Allegri di poco carino. Si sentono chiari e forti invece gli insulti dei tifosi dei materassai all'indirizzo di CR7, che replica con un cinque a indicare le Champions vinte. Due soprattutto proprio con il Real Madrid contro l'Atletico.
Cristiano Ronaldo prova a prendere per mano una Signora timida, che ha poco anche da Alex Sandro e Mandzukic, mentre Dybala si nasconde. Bonucci sfiora il gol di testa, ma con Chiellini deve soprattutto impedire a Griezmann di innescare le ripartenze. Perché Simeone è fedele al Cholismo: squadra compatta per recuperare palla e sorprendere l'avversario. Come succede ad inizio ripresa che la Juve praticamente non gioca, senza ritmo. Lo si capisce quando Chiellini pasticcia sulla trequarti avversaria, Griezmann con una giocata mette Diego Costa davanti a Szczesny (disturbato da Bonucci), e sbaglia clamorosamente. Lo spavento è subito replicato perché Griezmann si scatena ma Szczesny è strepitoso nel deviare sulla traversa il pallonetto del piccolo diavolo.
Allegri sembra aver impostato la partita sullo stile del ritorno a Barcellona nei quarti di finale di due anni fa, ma accontentarsi è fatale. E Simeone cambia l'Atletico: dentro Morata (fuori Costa), dentro Lemar (fuori Thomas). Via chili e muscuoli spazio alla velocità, quella che manca clamorosamente ad Allegri con Cuadrado e Douglas Costa ai box. La Juve va in tilt. Il gol dell'ex viene annullato dal Var perché Morata spinge Chiellini. Allegri corre ai ripari togliendo un Pjanic debilitato dalla febbre.
Ma non argina il prepotente finale dell'Atletico: Gimenez e Godin risolvono due mischie su palle inattive (con tanto di esultanza volgare di Simeone). La Juve è solo un tiro di Bernardeschi che esalta Oblak. Troppo poco per essere una favorita della Champions.
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