
Per i nostalgici juventini tira una brutta aria. Stasera al maestoso Santiago Bernabeu va in onda un remake di Real Madrid-Juventus, sfida leggendaria che nei favolosi anni Sessanta vide la squadra bianconera vincere con un gol di Enrique Omar Sivori. Oggi, a Torino, non c'è più uno che valga nemmeno uno dei calzettoni abbassati del cabezòn argentino, la Juventus affronta il Real Madrid sapendo di andare incontro ad una fiesta madridista, anche se il football è capace di riservare, almeno per i romantici, sorprese incredibili. È invece credibile l'assoluto divario tecnico tra le due squadre e l'abissale distanza patrimoniale dei due club, uno saldissimo attorno alla figura di un imprenditore come Florentino Perez, l'altra alla ricerca di un tempo perduto, povera di uomini, di idee e di quattrini. John Elkann andrà a Madrid? Non è importante se si tratta di una semplice apparizione nella tribuna d'onore, Andrea Agnelli, nel tentativo di imitare la casa blanca con l'acquisto di Cristiano Ronaldo diede inizio alla slavina che ha travolto e sconvolto i bilanci e purtroppo anche l'immagine di una società storica.
Il passato conta poco o nulla, basta leggere i nomi della formazione di Xabi Alonso per capire che nessuno degli attuali uomini a disposizione di Igor Tudor troverebbe posto nel Real, lo stesso Yildiz potrebbe al massimo aspirare ad essere alternativa di Vinicius junior mentre il compatriota Arda Guler è stato ieri battezzato da Alonso come un misto di Ozil e Guti, roba grande della storia madridista. Che resta della Juventus che stimolò gli applausi a Del Piero autore di una magnifica serata al Bernabeu? Che resta di quella dirigenza che riuscì a incassare 150 miliardi di lire dalla vendita di Zinedine Zidane a Perez? Che resta delle giovani promesse, Hujsen fra queste, svendute in cambio di un pugno di dollari ma facendo ricchi i procuratori? L'olandese stasera non sarà in campo, come Carbajal e Alexander-Arnold in vista del clasico di sabato prossimo, il padre ha raccontato un'altra volta la storia bizzarra del figlio ceduto in modo sbrigativo al Bournemouth, per opera di Cristiano Giuntoli, dopo il prestito alla Roma, un epilogo inspiegabile per un calciatore che era stato definito dallo stesso Giuntoli il nuovo Rudy Krol.
Ricordi mille a fare a pugni con una realtà amarissima, non certamente quella del Real Madrid, di Mbappé, Bellingham, Vinicius, Mastantuono, Valverde e altri dello stesso censo di fronte ad un avversario spaesato, fragile, affollato di equivoci. Logica vorrebbe che nel teatro di Madrid giocasse Vlahovic, un pasillo de honor prima di lasciare la Juventus ma anche la grande occasione per rilanciarsi sul mercato internazionale.
Si va di pensieri e sogni, Real Madrid-Juventus è un copione già scritto, sarebbe opportuno onorare almeno la maglia sempre che qualcuno sappia spiegare agli attori contemporanei, in tribuna e in campo, che cosa significa e significhi.