«È calcio, non è guerra». Roberto Mancini ha restituito una partita al suo valore. Meglio non dimenticarsene. I tifosi della Lazio ne sanno qualcosa. La Juve si infilerà nella bolgia della Turk Telecom Arena di Istanbul. «Ma poi non ho mai visto un tifoso che faccia gol», battuta sdrammatizzante di Gigi Buffon che i turchi avevano preso sul serio. Pensate un po'. Le cose serie saranno soltanto sul campo. E la Juve si gioca il passaggio del turno di Champions all'ultima partita. Esattamente come l'anno passato: a Donetsk arrivarono vittoria e primo posto nel girone. Qui basterà anche un pari. Ma se una volta le squadre italiane erano famose per ottenere quanto volevano, le ermetiche difese (altro che catenacciare) garantivano di tutto e di più. Oramai puntare al pareggio significa passeggiare per 90 minuti su un filo senza rete. Troppi rischi.
Il calcio italiano in Europa è molto meno credibile di un tempo. E Conte conosce la Juve ma anche le debolezze del nostro pallone e dei calciatori che coccoliamo, alleviamo, paghiamo troppo. Quindi: «Inutile pensare ad una partita difensiva, sennò facciamo danni». É il miglior leit motiv di questa Juve, ovvero della squadra che ha vinto due scudetti e non stupirebbe nessuno se facesse tripletta. In campionato è tornata a correre: 7 vittorie, nessun gol subito, tutto quanto fa punti più che spettacolo. In Champions i conti sono più difficili: una sola partita vinta (l'ultima) ed una personalità, una maturità molto più acerbe. Tante squadre più forti, forse non il Galatasaray che, fra l'altro, se la passa male anche in campionato. Però mai dire mai: all'andata fu pareggio e anche un colpo basso all'orgoglio bianconero. Mancini era appena arrivato sulla panchina turca e trovò il modo per fermare la Juve. Stavolta potrebbe tirare lo sgambetto: conosce bene il calcio nostro, pregi e difetti. In più si affiderà all'ondivago talento di Sneijder, al fattore Drogba e magari alla voglia di Felipe Melo, un ex, di avvelenare la storia bianconera in coppa. C'è il tanto per lasciare il dubbio su chi sarà il più forte.
Difficile pensare che il Gala porti a casa la vittoria, ovvero l'unico risultato consentito, ma è vero che la Signora non ha mai vinto contro i turchi in trasferta. Aggiungete che ormai sono nove le partite da imbattuta, mentre la squadra di Mancini ha vinto solo due match su sette recenti. Ogni tanto anche statistiche e scaramanzia rischiano di far danni.
Juve senza Pirlo e non è un bel dire. Ma rispetto alla gara dell'anno scorso, con lo Shakhtar, ci saranno Llorente e Tevez in attacco. Bella differenza con Vucinic e Giovinco! Una ragione in più per essere ottimisti. Il resto sta nella gestione Conte che si esprime nelle parole secche, realiste, senza cedimenti al mammolismo nostrano. «È una partita da dentro o fuori e non è la prima che giochiamo. Spero di giocarne altre in futuro. Inutile speculare sul risultato, avremo risposte sulla mentalità, sulla crescita e sulla personalità. Spero che vinca la formazione che ha giocato meglio». Detta così non ha dubbi su chi giocherà meglio.
Meglio, però, che la Juve stia in guardia: il Gala sarà un po' fragile nel gioco difensivo, non in assoluto nel gioco. La storia bianconera ricorda tre gol ricevuti da Hakan Sukur in un sol turno, ma oggi c'è Drogba che è peggio. La Juve ha una difesa supercollaudata, il Gala forse innoverà con un blocco a tre che si specchierebbe nel modulo bianconero. Come sempre la parola al centrocampo, segreto di ogni grande sfida.
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