Il problema della Juventus è la difesa, la peggiore degli ultimi 33 anni numeri alla mano: 13 gol subiti, come accaduto nel 1988/89. Il problema della Juventus è l'attacco, avendo segnato soltanto 14 reti in 13 partite: negli ultimi tredici anni, soltanto nel 2015/16 la squadra aveva segnato così poco. Il problema della Juventus è il centrocampo, dove mancano i piedi buoni e non c'è altro da aggiungere: McKennie, al di là del gol segnato contro il Sassuolo, è un normalissimo mediano-incursore pagato probabilmente più del dovuto (quasi 30 milioni), Bentancur è sopravvalutato da anni al pari dell'inguardabile Rabiot, Locatelli è certamente un buon giocatore ma non si può pretendere che si riveli un trascinatore appena arrivato a Torino, Arthur (80 e passa milioni, buoni per fare una plusvalenza con il Barcellona nell'affare Pjanic) un giocatore che ancora non si è capito di che pasta sia fatto e via di questo passo.
Il problema della Juventus, in definitiva, è la Juventus stessa. Convinta che quanto accaduto nelle due ultime stagioni con Sarri vincitore dello scudetto, meglio non dimenticarlo e Pirlo potesse essere dimenticato in fretta grazie al ritorno di Allegri. Aziendalista se ce n'è uno e, secondo la leggenda, capace di trasformare in giocatori veri anche chi giocatore vero non è. Come non detto, invece, perché lo stesso tecnico livornese sta dimostrando di non avere ancora capito come trarre il meglio da un gruppo sfilacciato, privo di personalità e anche carente in attenzione e concentrazione: non si spiegherebbe altrimenti la prateria lasciata al Sassuolo due sere fa nell'azione che ha permesso ai neroverdi di tornare a casa con i tre punti. Assist di Berardi e gol di Maxime Lopez, quest'ultimo un trottolino francese di 23 anni che guadagna un decimo di Rabiot e che probabilmente vale tre volte tanto: discorso tranquillamente applicabile anche a Davide Frattesi, primo anno nella massima serie e personalità da vendere.
Certo che adesso, archiviato il discorso scudetto, c'è comunque da raddrizzare una stagione che rischia di trasformarsi in una via crucis: il quarto posto diventa obiettivo minimo e per nulla scontato visto che, diventate più meno irraggiungibili Milan, Napoli e Inter, la corsa andrà fatta su Roma (+4 al momento), Atalanta (+3) e Lazio (+2). Serviranno nervi saldi, tanta pazienza e anche un Allegri che capisca «ieri» quello che serve davvero per tenere la barra dritta: se Chiesa deve essere la pietra fondante della Juve che verrà, per esempio, tanto vale costruirgli una squadra intorno e non metterlo in discussione.
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