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Juve-Milan già decisiva. Tra provocazioni, esami e voglia di primeggiare

Allegri cerca il riscatto e provoca: "Importante? Per loro". Pioli vuole conferme: "Conta per tutti"

Juve-Milan già decisiva. Tra provocazioni, esami e voglia di primeggiare

Alla prima resa dei conti, Allegri gioca d'anticipo e spiazza la platea con una frase che testimonia la sua capacità di preparare il contropiede anche nella comunicazione. Detta Max: «Questa sfida è più importante per loro (il Milan, ndr) che per noi. E tocca a voi scoprire il perché». Non è un algoritmo e nemmeno una formula chimica, è una trovata malandrina di chi sa perfettamente che 8 punti dietro sono già tanti, anzi troppi, e sarebbe proprio il caso di non aggiungerne altri. Stefano Pioli, che ha già nell'occasione il suo elenco di assenti (sei in tutto: Ibra, Giroud, Calabria, Bakayoko, Krunic e Messias), gioca quasi di sponda ed esce dalla curva con una idea che è una sorta di chiodo fisso dall'inizio della stagione. «La spiegazione - avverte - chiedetela a Max, io so che è importante per tutte e due e so anche che, per via dell'equilibrio, la differenza alla fine la faranno i risultati con le squadre che stanno dietro le prime sette».

E allora è il caso di uscire dalle baruffe chiazzotte di goldoniana memoria e di puntare su quel che adesso Juve e Milan possono offrire alla rispettiva marcia in campionato. Allegri sta scontando i molti ritardi patiti, tra fine del mercato e arrivo a rate dei suoi, oltre che la necessità di sradicare le vecchie abitudini (gestione Pirlo) per imporre i nuovi comandamenti come raccontano alcuni stralci dei suoi allenamenti. In uno degli ultimi ha fermato tutto e ripetuto ad alta voce: «Non vi chiedo di fare i maratoneti, vi chiedo di smarcarvi». Che è solo un dettaglio per cogliere l'impresa che sta davanti all'ultima Juve nel risalire la china della classifica senza godere né dei gol di CR7 e nemmeno di ricche disponibilità per il mercato.

Il Milan è reduce da una scottatura in Champions, definizione di Pioli per rappresentare la prima mezz'ora di Anfield e far passare la sua analisi secondo cui, dopo quella rumba, «il Milan ha reagito, ha mostrato maturità» senza dimenticare che tra noi - come calcio italiano - e loro - come calcio inglese - c'è ancora una differenza notevole scavata oltre che dai diritti tv (tre volte in più guadagnano i club della Premier rispetto a quelli italiani), anche dalla redditività degli stadi per trascurare «qualità e intensità di gioco» che sono poi le armi utilizzate dai Reds per rimettere il risultato in sesto dopo l'intervallo. Allegri ha, al momento - tranne forse Chiesa - le migliori risorse a disposizione, Pioli ha perso quelle utili ai ricambi e deve fare posto a Romagnoli (ricambio di Kjaer), contro la Juve, proprio nel giorno in cui il suo agente, Raiola, lo ha praticamente portato in dote a Torino con l'intervista di queste ore. «Io faccio l'allenatore del Milan e concordo con l'agente sul fatto che Romagnoli sia un grande difensore» è la risposta democristiana di Pioli che invece sull'altro punto - Maignan che ha fatto dimenticare Donnarumma - è molto più realista. «A Milanello non abbiamo fantasmi» taglia corto. Al pari di Allegri che dispensa l'ultima perla: «Tutte le squadre possono vincere una partita, una sola può vincere lo scudetto!».

Fine della rappresentazione con una citazione statistica: da dieci anni Juve-Milan non finisce in pareggio.

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