Una sconfitta dolce-amara. Amara perché tutta la Juventus desiderava ardentemente riportare quella coppa (maledetta) nelle vetrine dello Stadium ma la fame infinita di titoli di Ronaldo e compagni ha avuto il sopravvento; dolce perché secondo quanto stimato da CalcioeFinanza e da Forbes i bianconeri, nonostante lo zero nella casella trofei vinti in Europa, continuano ad incassare cifre record dai guadagni della Champions.
Per intenderci, Madama potrà pure prendere delle batoste in finale, ma riesce a consolarsi (a suon di milioni) con i premi. Negli ultimi cinque anni, infatti, la Signora è in testa nelle entrate dalla coppa dalle «grandi orecchie», persino davanti alle merengues. È questo il lato, parzialmente, positivo della medaglia. Medaglia d'argento sì del secondo classificato, ma d'oro nei ricavi.
Va detto, però, che se la Juve continua a macinare numeri da record tra market pool e premi, in parte è dovuto al fatto che negli ultimi cinque anni ha sempre diviso i ricavi solamente con un'altra squadra italiana (a turno Roma e Napoli), vista la scomparsa dalla scena europea delle milanesi, a differenza dei club spagnoli, inglesi e tedeschi costretti a spartirsi le fette del bottino.
Ma questa Juventus, come ha dimostrato l'ultima faraonica campagna acquisti estiva, è intenzionata a sfruttare fino in fondo i ricavi Champions per andare a caccia di pezzi pregiati sul mercato. Il nome in cima alla lista sul taccuino di Marotta e Paratici è quello di Douglas Costa, 26enne esterno offensivo. Anche la mediana, però, necessita di rinforzi: i bianconeri si sono da tempo attivati per N'Zonzi, Tolisso e Fabinho.
Di certo sulla prossima stagione è che a guidare la truppa juventina ci sarà sempre Max Allegri, il quale ieri ha rinnovato fino al 2020 e percepirà circa sette milioni all'anno, il doppio rispetto a quanto percepiva finora. Un segnale di fiducia verso un allenatore che ha conquistato tre scudetti e tre coppe Italia di fila e ha portato la Signora a due finali di Champions in tre anni. «Felice di proseguire il percorso insieme - ha twittato Max in serata - costruiamo le fondamenta per riprovarci». Ora può superare Lippi, che alla prima avventura sulla panchina della Juve rimase per cinque stagioni. Marotta lo dà praticamente per scontato: «Col rinnovo fino al 2020 si dà continuità al progetto, assolutamente. Non c'è stato nessun intoppo nel prolugamento, tutto tranquillo. Nei prossimi giorni parleremo». Insomma, Agnelli e i dirigenti fanno sul serio: da un lato accontentano il loro condottiero, dall'altro rilanciano le ambizioni future.
E chissà che le alterne fortune della Juventus in Europa non possano cambiare con il nuovo logo: quello della doppia J con sopra il nome del club (ieri, a tal proposito, sono state ufficializzate le maglie della prossima stagione). «Ricordiamoci cos'era la Juve nel 2010 e che fatturato aveva rispetto a oggi...» ricordava Andrea Agnelli in tempi non sospetti a chi sosteneva che la Signora gonfiasse il petto solo in Italia.
Invece il brand della Signora acquista sempre più importanza e continua a salire. La forza e l'influenza della Juventus non si rispecchiano solo nel rettangolo verde, bensì nel campo economico. E i numeri dicono che la Juve è in salute. Deve solo guarire da una certa malattia...
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