Non v'è lavoro, non v'è capitale che non inizi con un atto di intelligenza. Chissà se Barbara Berlusconi e il suo team hanno mai letto la frase di Carlo Cattaneo, ma certo ieri l'inaugurazione suggestiva della nuova sede del Milan al culmine di una stagione definita «sicuramente deludente» dalla stessa ad rossonera, ha avuto questo significato. E cioè lasciarsi alle spalle un anno orribile per vedere schiudere un nuovo orizzonte rappresentato: l'unico atto d'intelligenza possibile. Che può e deve fare rima con il rilancio del marchio e della squadra. Alla fine del lunedì di recuperato slancio ed ottimismo ha fatto anche un certo effetto vedere Barbara e Galliani segnati dall'emozione.
Nella visita guidata, dedicata prima ai giornalisti e poi ad autorità, squadra al completo e vecchi campioni, tre sono stati i luoghi del cuore che hanno lasciato il segno: l'elicottero realizzato in ferro per ricordare il primo raduno dell'era Berlusconi, luglio dell'86 all'Arena di Milano, l'inizio della rivoluzione copernicana nel calcio, la sala delle coppe e infine la postazione olografica permanente con Baresi, Shevchenko, Paolo Maldini e Kakà che palleggiano e raccontano del carattere distintivo dei milanisti. E fa niente se all'architetto Fabio Novembre, affabulatore spesso incomprensibile, sia sfuggita una espressione («Prima le coppe erano finite negli sgabuzzini») che ha vivacizzato un polemico dibattito sui social network.
Nel calcio dei nostri giorni non v'è stagione deludente che non si concluda con un fiero proposito di rivincita, confessato dalla stessa Barbara Berlusconi che ha assicurato sulla volontà della famiglia. «Mio padre non lascia, anzi raddoppia negli investimenti e la prossima settimana sarà qui a casa Milan», il primo annuncio. Seguito dal secondo: «Siamo interessati ad accogliere soci che siano attratti dal progetto stadio sul quale abbiamo fatto molti passi avanti». «Il prossimo obiettivo è rientrare in Champions tra due anni» il rilancio di Barbara aggiunto a un sogno che potrebbe rimanere nel cassetto per molti anni ancora, «vorrei vedere questa piazza, la più grande di Milano, 25 mila mq, riempirsi per una finale di Champions».
Impossibile sfuggire alla domanda del giorno, sul futuro di Seedorf e sul suo successore che ha dato il via al calcio-mercato. «Decideranno mio padre e Galliani» ha confermato lady B nel giorno in cui si è fatta più insistente la possibilità che Seedorf possa rimanere in sella per via del peso economico del suo contratto. Il tecnico è rimasto in un angolino, Donadoni, per evitare imbarazzi (ma non è lui il candidato) si è astenuto dal presentarsi, la casella è ancora occupata da mister X (solo il ritorno di Ancelotti può giustificare il sacrificio di Seedorf). Mentre è ormai fatta per la riconferma di Kakà.
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