Non vola una mosca negli spogliatoi del Ramón Sánchez-Pizjuán di Siviglia, verso le 21,35 di martedì sera. Odore di canfora e tè, il morale sotto i tacchetti per i giocatori di casa, che stanno perdendo per 3-0 dal Liverpool in una partita del quinto turno dei gironi di Champions League. La qualificazione agli ottavi sempre a portata di mano ma il primo posto del girone ormai una chimera e poi vuoi mettere l'umiliazione di perdere così davanti a 40mila spettatori appassionati, che non vedono la loro squadra sconfitta tra le mura amiche da più di un anno?
Non vola una mosca, dunque, perché quando becchi tre pappine in casa c'è poco da dire e i gol di Firmino, Manè e ancora Firmino riecheggiano nell'aria come tre schiaffi. Però qualcuno che vuole parlare c'è. È l'allenatore, Magnolo Eduardo «Toto» Berizzo, argentino di Cruz Alta, 48 anni compiuti da pochi giorni, arrivato in Andalusia in estate dopo aver allenato per tre stagioni il Celta Vigo. Un uomo carismatico, benvoluto, dal volto scolpito nella pietra. Uno di quelli che si getterebbe nel fuoco per i suoi ragazzi. Berizzo prende la parola, Ever Banega e Steven N'Zonzi si aspettano la sfuriata e invece il mister quasi si scusa: «Ragazzi, non importa. Anzi, è tutta colpa mia. Ho preparato male questa partita, sono distratto in questi giorni. Ho un cancro».
Toto lo ha saputo da qualche giorno. Ha un tumore alla prostata. Deve curarsi, può curarsi, lo attendono un intervento chirurgico, poi un giro di radioterapia o chemio, o forse tutte e due, ma si sa che il tumore è un avversario molto più insidioso dei Reds di Klopp. Voleva attendere la fine della partita contro il Liverpool per dirlo ai suoi ragazzi, per non abbatterli, per non distrarli. Ma a quel punto peggio di così non può andare, tanto vale dirlo subito. I ragazzi ascoltano muti, abbracciano l'entrenador con le maglie bianche zuppe di sudore e tornano in campo. Lo spirito è diverso, la partita è cambiata, si vede subito. Sei minuti dopo il fischio dell'arbitro tedesco Felix Brych, segna Ben Yedder: 1-3. Al 59' c'è uno sgambetto dello spagnolo del Liverpool Moreno sullo stesso Ben Yedder, il fallo un po' c'è e un po' no ma l'arbitro tedesco è una marionetta del destino e fischietta il rigore. Sul dischetto va ancora Ben Yedder che segna: 2-3. Ora il PizJuán è un catino testosteronico, il Siviglia attacca e attacca, i minuti passano, il Liverpool crede proprio di avercela fatta a portare sulle rive del Mersey la vittoria che vorrebbe dire qualificazione, e invece da un'intercapedine del fato sbuca tal Guido Hernán Pizarro, uno che il campo quest'anno lo ha visto poco malgrado sia argentino come il tecnico, e con il suo piedone in demivolé realizza il pareggio quando nella clessidra sono rimasti pochi, pochissimi granelli di sabbia.
Tutti i ragazzi corrono ad abbracciare Toto, perché a quel paese la retorica, quel pareggio non cambia la stagione del Siviglia ma cambia quella serata strana, di lacrime e silenzi. È un messaggio al mister, ce l'abbiamo fatta noi, ce la farai anche tu, nessuna rimonta è impossibile e alla fine il rigore è stato un mezzo regalo ma noi eravamo là.
Ieri poi il Siviglia Fc ha confermato la notizia con un comunicato asciutto e commosso: «I servizi medici del Sevilla Fc informano che all'allenatore della prima squadra, Eduardo Berizzo, è stato diagnosticato un adenocarcinoma alla próstata. Il Sevilla Fc vuole mostrare il suo massimo appoggio al suo allenatore in questi momenti e gli augura una pronta guarigione». Nel giro di poche ore il mondo del calcio spagnolo e non solo si mobilità per abbracciare Toto. Tra i tanti anche Monchi, direttore sportivo della Roma che arriva proprio dal Siviglia, che Berizzo non l'ha mai conosciuto perché è andato via prima che l'argentino arrivasse ma questo non importa: «Forza mister - scirve Monchi - sei nel miglior luogo del mondo per non arrenderti, perché lì non si arrendono mai».
Poi, d'accordo, si è saputo anche che le cose non sono andate proprio così. Il tumore purtroppo non è una fake news ma lo è l'annuncio fatto nell'intervallo.
Berizzo aveva già detto prima del match ai suoi calciatori della sua malattia e loro hanno reagito impilando tutta la tristezza nel primo tempo e radunando tutta la rabbia nel secondo. Ma ci sono menzogne talmente belle che vanno raccontate, perché ci dicono qualcosa di verissimo: nella vita c'è sempre un secondo tempo e nessun avversario ha già vinto in partenza. Capito, Toto?
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