Dopo aver letto della guerra dei Roses, Walter Mazzarri si è ulteriormente convinto della necessità di una tenuta stagna del suo gruppo infilatosi nell'universo Inter. La guerra dei Roses per chi non avesse letto, o non fosse stato informato dalla carboneria giornalistica pronta al copia e incolla, è quella scatenata nel nome del povero Stramaccioni dai giornali più letti d'Italia. Una rosea difesa così puntigliosa, precisa e perfetta da far pensare che ne sarebbe potuto sortire un instant book (in effetti era prevista una storia di Stramax per le stampe) e un'accusa violenta nemmeno fosse uscita dai pensieri di Moratti nei giorni peggiori, documentata e intransigente, sul quotidiano togato del gruppo. C'è da dire che spesso capita (Mourinho a parte) agli allenatori interisti, cacciati dal patron, di venir scaricati malamente anche dalla stampa, nemmeno fossero dei pupazzi. Valga il caso Benitez, tanto per citare.
Il gioco dell'attacca e difendi è un classico. Poi certo, lo dicono perfino i tifosi, ci vorrebbe un minimo di equilibrio critico, soprattutto quando il disastro è globale. Disastro che dovrebbe mandare in depressione Moratti (autore delle scelte) e invece ne esalta la voglia di fare e rifare. Stavolta ha sofferto, ma è stata una sofferenza breve. Magari inquinata dall'idea che ora dovrà pagare lo staff Stramaccioni per intero: pensate che aveva appena rinnovato a febbraio tutti i contratti, e fino a metà stagione ha pagato lo staff di Stramax, quello di Gasperini e quello di Benitez. Un rosso da piangere. Ma, in tal devastante gestione, il presidente naturalmente ne esce sempre indenne: comunque lo si guardi, occhio roseo o occhio togato, ha un milione di copie che lo sostengono.
Fra l'altro Moratti sta affannosamente cercando un socio per investire sulla costruzione dello stadio nella zona Expo2015: ci sarebbero condizioni assolutamente vantaggiose. Ma se gli indonesiani non accettano di entrare in società con una minima compartecipazione....
Tutto questo ha compreso Mazzarri, leggendo i giornali e consultandosi con gli amici abituati all'ambiente milanese. Non è un caso che non fosse proprio convintissimo di legarsi all'Inter. Però l'ambizione è l'ambizione: giusta, onesta, condivisibile. Roma e Napoli gli offrivano più denaro. Roma era attraente, forse non convincente. A Napoli il tecnico considerava chiuso il ciclo. E per il gusto della sfida non c'era gioco: impossibile puntare a Juve o Milan. Allora ecco l'Inter e Moratti, con il quale i contatti non sono stati frequenti, ma che ha incontrato a Milano anche prima del pranzo di ieri. In questi giorni il nuovo tecnico ha visitato Appiano Gentile, firmato il contratto, messo a punto le idee e la sua armata. L'Armata Mazzarri, proprio con la maiuscola per l'imponenza del numero e della struttura a testuggine, servirà a ricreare l'idea o l'ambiente mourinhano. Ovvero: tutti fuori, ci siamo solo noi. Gli altri restino in sede.
Mazzarri non ha ama i giornalisti, ma stavolta gli sono serviti: non ha voluto parlare di conferenze stampa (la prima il 6 giugno) finché non ha strappato il «sì» per Giuseppe Santoro, 48enne tuttofare, uomo al quale confessa ogni dubbio, che ieri è stato in sede ed ha preso visione dell'organizzazione nerazzurra. Poi gli altri: il vice, il preparatore dei portieri e quello atletico, l'osservatore, due collaboratori tecnici. Un gruppo che servirà a tener lontano le mille correnti d'area interista. Resisteranno alla corte nerazzurra Ivan Cordoba e il gruppo fisso di stanza ad Appiano. Per ora l'unico licenziato è il preparatore atletico. La ricostruzione di Mazzarri vorrebbe passare attraverso un buon ricambio: via almeno sette-otto giocatori, dentro pochi uomini mirati fra cui Basta, Zuniga, Diakitè, Nainggolan (o un centrocampista con le sue caratteristiche) e un attaccante di riserva per Milito. È stata benedetta l'impossibilità di giocare l'Europa league, che anche a Napoli lo ha fatto dannare con scarsi risultati.
Ma la guerra dei nervi con le grandi rivali è già cominciata: dopo un'incomprensione sull'invenzione del modulo 3-5-2 (prima il Napoli o prima la Juve?), martedì a Torino, presente alla partita del Cuore, il tecnico ha
evitato di allungare la mano a Conte, che aveva preso lo spunto polemico come un affronto personale. Dicono che, in queste cose, Mazzarri somigli allo juventino: finora un vincente. Una ragione in più per piacere a Moratti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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