L'Inter doma il Pisa senza dominarlo, come direbbe invece lo 0-2 definitivo, e resta nei vagoni di testa del treno scudetto. Avanti c'è posto, trascina Lautaro.
I 2 gol, un mezzo palo, l'abbraccio con Chivu al momento della sostituzione, che stavolta non fa male, ma anzi è l'occhio di bue sul suo pomeriggio di gloria. Un calcio alle polemiche e un altro alla crisi, non solo alla sua, ma soprattutto a quella dell'Inter: non c'è la terza dopo le 2 sconfitte con Milan e Atletico, anche se Gilardino ci ha sperato e creduto per un'ora abbondante.
Gran bel Pisa, tutto corsa e aggressione, capace di bloccare l'Inter sulle fasce, anche oltre il primo tempo. Merito di Angori e Touré, demerito a specchio di Luis Henrique e Dimarco. Brasiliano ancora una volta negativo, San Siro o trasferta per lui non c'è differenza. Gioca sempre male. Molto meglio Andy Diouf, che non è un esterno ma che contribuisce alla vittoria, entrando nel secondo gol di Lautaro. Nel primo c'è invece molto, moltissimo Pio Esposito, che prima ruba palla ad Aebischer e poi scuote l'area con un pallone teso e preciso su cui il capitano s'avventa col sinistro.
Primo tempo di tanta noia e un po' di sofferenza per l'Inter, di speranza per il Pisa. Gilardino se la gioca con tutti, chiedere a Gasp, Allegri e Conte: la sua squadra è organizzata bene e finché nel serbatoio c'è carburante, in Chivu prevale la saggia preoccupazione di non lasciare troppo campo al contropiede avversario. Stavolta, la sua pesca in panchina è fruttuosa.
La vittoria dell'Inter arriva da lì, anche se il tecnico non reclama meriti ("un allenatore non si giudica dai cambi, quelli li fa sempre per migliorare"). Zielinski per Sucic già nell'intervallo, poi Pio, Diouf e Bisseck, pochi istanti dopo che Acerbi aveva perso il duello diretto con Nzola, libero di volare in campo aperto, ma non abbastanza freddo e preciso per sorprendere Sommer. Una palla-gol grande come una casa, fin lì la più grande della partita. Poi i cambi e la svolta, la doppietta e la vittoria.
"Abbiamo avuto pazienza, sapevamo che sarebbe stato molto difficile superare una squadra che non perdeva da 6 partite e che in casa non prendeva gol da settembre", commenta Chivu con soddisfazione evidente. La paura è passata, la corsa continua.
Con la doppietta a Scuffet, Lautaro si ritrova non solo capocannoniere del campionato, ma anche definitivamente davanti a Sandro Mazzola nella storia nerazzurra, 163 gol a 162, e chissà mai perché qualcuno
al Baffo ne conta uno di meno.Davanti a Lautaro, restano l'inarrivabile Meazza (284), Altobelli (209) e Boninsegna, ormai nel mirino (173), questione di mesi, forse di settimane (27 in 48 partite, i gol nel 2025 del Toro).