Lavezzi, altra notte magica Ranieri sempre più al buio

Senza Hamsik e Pandev, Mazzarri colpisce con il suo attaccante più ispirato Sneijder tradisce ancora una volta. E baby Faraoni non può fermare il Pocho

Lavezzi, altra notte magica  Ranieri sempre più al buio

I tifosi di Napoli gliel’avevano scritto prima della partita: «Il Marsiglia vi ha lavato ed ora Pocho a Pocho...». Detto e fatto: è bastato Pocho (Lavezzi) per continuare ad attizzare l’Inferno. L’Inter ha incassato l’undicesima sconfitta del campionato, numero da record come gli altri che illustrano i suoi disastri. Un gol del più satanico degli attaccanti napoletani, un paio sbagliati da Pazzini nel finale per togliere ogni illusione. Lavezzi fa sognare, l’Inter non sa più segnare, sempre più impotente in ogni senso: nessuna rete nelle ultime 5 partite, sono oltre 470 minuti, un’eternità. Settima sconfitta nelle ultime 8 partite, un altro chiodo tolto alla panchina di Ranieri.
Ogni volta l’Inter va in campo sperando di scoprirsi una faccia nuova, ma poi le fantasie cedono subito posto alla realtà. Ieri sera stessa storia. Tutti pronti, eppoi quando Lavezzi scattava sulle fasce erano cigolii sinistri. E quando Maggio replicava dall’altra parte eran brividi. Sulla sinistra mancava Chivu (motivazione ufficiale: influenza) ma sulla destra c’era Faraoni che piace a tanti, ma non ha l’età (troppo giovane secondo le logiche di questa Inter) e nemmeno la forma. Lavezzi se l’è mangiato, lo ha fatto soffrire e lui ci ha messo qualche errore di troppo. Napoli senza Hamsik e Pandev. Cavani per un tempo si è smarrito, poi è rispuntato. Inler ha condotto il gioco, Dzemaili è stato un vero guastatore e la squadra ha trovato ispirazione per gestire la partita e metter l’Inter in affanno.
Andatura lumacona per i nerazzurri, che Sneijder ha degnato di pochi colpi. Fatica debilitante per i tre centrocampisti sopravvissuti (si fa per dire) ai fasti del Triplete, anime vaganti Milito e Forlan in cerca di palloni giocabili. Nel primo tempo un bel pallone filante di Cambiasso ha fatto venir l’acquolina al Principe, ma niente da fare. Poi è stata partita tutta in salita. L’Inter l’ha sofferta e subita. Il Napoli non ha saputo trovare i corridoi giusti per passare dalla fase di costruzione a quella di distruzione(dell’Inter ovviamente). Julio Cesar ha rispolverato antica forma, andando a deviare una preoccupante conclusione di Dzemaili ed ha tenuto guardia alta sulle quattro conclusioni che il Napoli ha infilato verso la sua porta nel primo tempo.
A quel punto, cioè all’inizio della ripresa, Ranieri si è provato nella solita (scontata) rivoluzione: fuori Forlan e Sneijder, dentro Cordoba per apprestare una difesa a tre con Lucio e Samuel e dentro Pazzini a far coppia con Milito. Centrocampo rinsaldato e rinforzato per chiedere più corsa a tutti ed evitare di rivedere quello Sneijder pretenzioso e indifferente che si guardava la partita e correva su una mattonella.
Ma non c’è nulla più dei numeri e dei fatti per dimostrare che l’Inter di quest’anno è mal costruita e mal sostenuta dai giocatori, prima ancora che dalla panchina: dopo un quarto d’ora della ripresa il conto dei tiri diceva che il Napoli ne aveva provati otto (compreso il gol di Lavezzi) e l’Inter solo tre e tutti fuori dallo specchio di porta. Segnale di impotenza. Segnale di una debolezza globale che gli avversari hanno studiato, eppoi sfruttato, accelerando il gioco e le giocate. Lucio si è fatto in due per frenare Lavezzi e Cavani. Ma Milito è sprofondato in qualche rossore quando ha dato l’avvio all’azione del successo napoletano: palla mal gestita e via a Dzemaili che ha seminato morti e feriti fin a offrire il pallone al tiro preciso di Lavezzi, sfuggito a Faraoni e Cordoba.
A quel punto è stato tutto chiaro: Inter pronta al conto dei suoi disastri. Per Julio Cesar il 19° gol subito in dieci partite, settima sconfitta, quinta di fila, replica del 2-0 in coppa Italia che fu l’inizio del disastro. La squadra si è lentamente rannicchiata su se stessa. Ha subito, ha sbagliato due occasioni gol con Pazzini, non ha saputo tirar fuori altro che una ostinata contrapposizione di forza.

Aronica le ha dato una mano facendosi rifilare un rosso, da ultimo uomo, per fallo su Faraoni. Ma l’Inter si è lasciata pungere (gol in fuorigioco annullato a Campagnaro) e trafiggere tutte le carni al pensiero del «si salvi chi può». Che non c’è stato.

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