Spalletti ci ha perso due volte su 2 e prima di lui nemmeno Pioli aveva vinto. L'ultima Inter a vincere in casa del Torino è stata quella di Mancini, quattro anni fa. Basta questo per dire che quella di stasera non è una trasferta come le altre 6 (su 6) che Conte ha vinto nel primo terzo di campionato. Poi c'è che per la prima volta dopo un mese (3 partite) la Juventus gioca prima dell'Inter. L'ultima volta, Sarri pareggiò a Lecce e Conte non riuscì a battere il Parma: da lì in avanti, 3 sorpassi virtuali dettati dal giocare prima dell'avversario, ma poi distanze reali immutate e disegnate dallo scontro diretto vinto dalla Juventus.
Si ricomincia, e se i titoli sono tutti per quello che Conte ha più o meno scherzosamente detto al magazine dell'Equipe («ai miei giocatori dico che è meglio fare sesso con la propria moglie, perché non sono richieste prestazioni straordinarie», piuttosto che «meglio stare sotto perché ci si stanca di meno»), piuttosto che al suo certamente serio commento sulla lettera minatoria con proiettile recapitata a suo nome nella sede del club («ho già detto di essere stato negativamente sorpreso al mio rientro in Italia, ora aggiungo che non è giusto dare troppa pubblicità a questi episodi»), ricominciando un po' di luce è giusto gettarla sull'infermeria, sempre traboccante di titolari.
Vogliamo parlare di Stefano Sensi? Migliore interista di stagione fino al 6 ottobre, quando si fa male ed esce dopo mezz'ora di Inter-Juventus. Non giocherà nemmeno stasera, nonostante in questi quasi due mesi sia stato più volte convocato e a Dortmund abbia persino giocato un vano spezzone di partita. Una volta si chiamavano ricadute, sintomo di fretta, errori, o anche solo sfortuna. Adesso - in tempo di privacy, quando gl'infortuni non hanno più diagnosi e prognosi chiare - non hanno nome, ma la sostanza è la stessa.
Niente da fare anche per Asamoah e Gagliardini, mentre torna D'Ambrosio. «È utile avere in rosa un giocatore come lui, ma certo non può essere in condizione ottimale», la mesta ammissione di Conte. «Dobbiamo continuare a stringere i denti, siamo ancora in emergenza».
A Torino comincia l'ultimo miniciclo (le solite 7 partite) che porterà alla sosta di Natale. Mercoledì a Praga, l'Inter si gioca non solo la Champions ma anche la possibilità di continuare (almeno) in Europa League. «Anche volendo, non ho gli uomini per fare calcoli, quindi giocheremo con la squadra migliore», l'ovvia sottolineatura del tecnico, che ancora una volta punterà tutto o quasi sui Gemelli Lukaku e Martinez. «Stanno facendo molto bene tutti e due: grande lavoro per la squadra e molti gol».
E poi l'ovvia speranza: «Sapevamo che sarebbe stata una stagione difficile, gl'infortuni hanno complicato il nostro lavoro: speriamo che la situazione migliori, per recuperare qualcuno e fare riposare qualcun altro»: l'incubo è ritrovarsi fra un paio di settimane con i serbatoi di mezza squadra in riserva, come appena accaduto.
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