La lezione paralimpica contro le scorie del calcio

Nella vita, certo. Sempre e soprattutto. Ma anche nello sport che a volte, per come sa essere intenso, diventa riassunto concentrato di vita

La lezione paralimpica contro le scorie del calcio
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Nella vita, certo. Sempre e soprattutto. Ma anche nello sport che a volte, per come sa essere intenso, diventa riassunto concentrato di vita. Nella vita e nello sport abbiamo un disperato bisogno di qualcuno che ci insegni ad essere persone migliori. Solo che non aiuta quando la narrazione racconta il tuo campione, Bonucci, come vivesse un'ingiustizia neanche fosse l'impiegato a millecinque al mese mandato via un anno prima della scadenza del contratto a termine. Sei milioni l'anno e una carriera piena di successi e ingaggi a sei zeri e l'età che avanza non sono un'ingiustizia. Ma ci siamo divisi fra chi l'ha vissuta così e chi ha gioito per la messa fuori rosa del giocatore a fine carriera. E questo non ci aiuta ad essere o diventare persone migliori. Lukaku. Neppure lui ci sta aiutando un granché. Non è nobile il sentimento dei tifosi dell'Inter che se solo lo incrociassero sarebbero oggi pronti a investirlo. Poi lui magari resta, fa subito gol e tutto dimenticato; a parte le ammaccature sull'auto. E così per gli juventini, ma no, per favore, ha trent'anni, ne ha dette di ogni su di noi, e adesso viene qui? Due gol alla prima di campionato e via, sarebbe di nuovo tutto dimenticato. Anche questa vicenda sportiva non aiuta a diventare persone migliori. E allora chi? Certamente non i nostri eroi calcistici sottopagati tentati in questi giorni dalla sirene arabe che da saudite sono diventate inaudite per come sono fuori ogni logica le offerte iper milionarie. Chi potrebbe aiutarci, dunque? Solo loro. In questi giorni le avevamo sotto gli occhi. Come sempre quasi ignorate per colpa nostra che le seguiamo poco e colpa vostra che le seguite poco: sono le nostre ragazze ai mondiali paralimpici di atletica con quelle medaglie umili e sofferte. Il podio tricolore nei 100 di Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto, l'oro nel lungo della stessa Martina e, poi lei, Assunta Legnante, non vedente, meravigliosa atleta che ha vinto il quinto titolo mondiale di fila nel lancio del peso.

Dopo le medaglie con luce accesa ha avuto la forza di rialzarsi e nel buio non fermarsi più. Ha detto: «Dedico tutto a me». Non sa, o forse sì, che un po' di quel tutto lo prendiamo in prestito noi. Per sentirci finalmente migliori. Solo un attimo.

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