L'incenso nasconde rigori dubbi e fuorigioco

L'incenso nasconde rigori dubbi e fuorigioco

Quantità industriali di aggettivi per raccontare la notte di Barcellona. Sarebbe opportuno, invece, chiudere il dizionario e riflettere su quello che è realmente accaduto nelle due partite, in Francia e in Spagna, dopo la notte ubriaca di gol, di emozioni, di colpi di scena. Tutto incredibile? No, tutto credibile. Il Barcellona prosegue la sua corsa europea, come gli accade, puntualmente, negli ultimi dieci anni, ma non è la stessa squadra che aveva battuto la Juventus nella finale di Berlino. Allora era fresca, reattiva, perfida, quasi perfetta e anche fortunata, come accade con i grandi club. Nelle due sfide contro i parigini, il Barcellona ha incassato 5 gol, ai quali vanno aggiunti il palo di Cavani, le due colossali occasioni bruciate dallo stesso Cavani e da Di Maria. Lo stesso Barcellona ha realizzato sei reti, la prima in off-side con la partecipazione di Daniel Siebert, assistente di porta dell'arbitro, altre due su rigore che, dalle nostre parti, avrebbero provocato movimenti di popolo. Lionel Messi, più barboso che barbuto, è l'immagine del momento della squadra catalana, così come lo era stato Cristiano Ronaldo a Napoli, martedì sera. Palloni d'oro ma ossidato, non ridotti a gregari ma a fantasmi, ipotesi, comparse non partecipanti se non al botteghino.

Il risultato del Camp Nou è più bello che vero, il finale è impossibile, perché non ha una logica tecnica e gravi lacune tattiche. Non c'è stato nulla di spettacolare se non gli ultimi cinque secondi che riassumono passione e disperazione, assieme. Il Barcellona del tiki taka ha vinto puntando sulla follia e non sul raziocinio, il Paris Saint Germain ha perso per evidenti errori di lettura del gioco e di elementare tecnica. Nulla sarà impossibile da mercoledì in poi. Negativo. Nulla è impossibile da sempre, in questo sport magnifico per i vincitori, maledetto per gli sconfitti. L'Italia ha perso partite in coppa del mondo e nei campionati europei, per un rigore calciato al cielo. Ha conquistato il titolo a Berlino per una gaffe di Trezeguet. Il Milan di Istanbul, l'Inter di Lisbona, il Bayern di Barcellona con altri mille fotogrammi indimenticabili, confermano che quello che è accaduto a Barcellona, in fondo, era prevedibile e lo si prevedeva proprio osservando e ascoltando lo sviluppo del gioco con le cinquanta sfumature di voce Pier Luigi Pardo, la cui telecronaca, eccitata ed eccitante, ha coinvolto anche i distratti di Capalbio. Oltre l'emozione resta la cartella clinica delle squadre: il Barcellona è reduce da una sbornia che può avere effetti pericolosi, Luis Enrique se ne andrà e Messi attende notizie per il rinnovo.

Il Paris è stato svegliato, non era un incubo, tutta roba vera, la reazione è dolorosa, Thiago Motta, all'arrivo all'aeroporto Bourget, ha travolto con la propria vettura un tifoso e poi è fuggito, Emery verrà liquidato con venti milioni, come è capitato a Laurent Blanc. Tutto in cinque secondi, in una notte che è già passata.

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