L'Inter butta via tutto: gara, punti e credibilità

Doppiette di Palacio e Sansone, erroracci dei portieri. Pasticci nerazzurri a centrocampo, il Parma si adegua

L'Inter butta via tutto: gara, punti e credibilità

L'Inter butta via tutto: gol, successo, credibilità, altri due punti regalati al campionato e a chi le sta davanti (terzo pareggio consecutivo e 3 punti in classifica in meno rispetto all'era Stramaccioni). Rischia anche di perdere. Le doppiette di Palacio e Sansone illuminano i goleador, non certo le difese. Papere e portieri, difese nello stile peggiore di questo campionato: sembra il calcio della morra. Il Parma si è adeguato, tre gol a testa e allenatori con il mal di testa. Ma almeno ha dato dimostrazione di giocare al pallone. Il sonnellino del quarto d'ora accademico è valso all'Inter la prima figuraccia della serata, poi è stato tutto un ci credo-non ci credo, ci sono-non ci sono, faccio e disfo. Quel gol iniziale, subito come se il finale contro la Sampdoria non avesse insegnato nulla, è stato uno scampanellio sinistro. Nessuno che va a chiudere sul giocatore che arriva da dietro. L'altra volta Renan ha provato il tiro senza contrasto da Cambiasso e Mudingay. Stavolta stessa papera e stessa dormita: nessuno affronta Marchionni e quello infila una palla centrale che pesca Sansone, pronto a filar via e in gol tra gli statuari Ranocchia e Juan Jesus. Nemmeno si trattasse di una difesa da oratorio. Il Parma non segnava a San Siro dal novembre 2010 con Crespo. Un record abbattuto. Mazzarri si sarà morso qualcosa per aver dato fiducia a Ranocchia, notoriamente con riflessi pachidermici. Ma poi che dire del sonnellino dei 15 secondi finali del primo tempo, valso ad Handanovic una delle peggiori figure della sua vita calcistica: misero tiro cross di Paletta, il portiere si lascia scivolare la palla sotto le gambe e Parolo gliela soffia e la manda in rete. Immaginate le facce di San Siro, al quale il portiere ha replicato con una alzata di mano come dire: ho capito, ma non esagerate. Vabbè.

Nel mezzo un'Inter un po' più sveglia ma nemmeno troppo esaltante se Mazzarri spesso si è sgolato. «Non siamo neanche entrati in campo», ha ammesso dopo il primo gol che, comunque, ha svegliato l'Inter. La partita è stato il campionario del peggio e talvolta del meglio della squadra di quest'anno: ridisegnata con Guarin ad affiancare Cambiasso, Kovacic trequartista e Alvarez un po' perduto. E qui si è intuito il pasticcio. Se Kovacic sta sulla trequarti, Alvarez non sa cosa fare e si perde nel grigiore. Ieri sera nel gelido San Siro, non solo per ragioni climatiche, il golden boy diventato di latta ha cercato di dimostrare di non essere proprio un bluff e in qualche azione c'è riuscito, ha tirato con personalità, servito fra l'altro una bella proposta da gol, che ha anticipato il successivo diluvio di gol e occasioni: guizzo dalla trequarti, palla a Palacio che sballa la conclusione in modo devastante. Poi Palacio ha aggiustato la mira e per l'Inter sono stati gol: il primo, per l'1-1, sul cross di Jonathan con tanto di zompata sotto rete. Il secondo nella ripresa sempre ad acchiappare il Parma e stavolta il cross è stato di Alvarez e l'argentino ci è andato di testa. Il terzo è stato un assist di testa per servire Guarin, che ha pescato l'incertezza di Mirante: poteva essere un definitivo 3-2 se l'Inter non fosse davvero pazza e inguaribilmente incompiuta. Comunque la si guardi, non può continuare ad affidarsi alla buona volontà di Zanetti e alle moine di Cambiasso (anche se l'ultima occasione da gol è tutta sua). Da tutto questo capirete che il Parma è stato protagonista e sparring con ugual disinvoltura.

Solido in Parolo e nei centrocampisti non altrettanto sulle fasce dove ha subito l'imperversare di Jonathan, guizzante a tratti con Biabiany e Sansone(il suo 3-3 è stato un altro colpo d'ala a sfruttare l'intervento ritardatario di Cambiasso), molto meno nello stranito Cassano che si è levato la maschera salva naso, dopo un minuto e mezzo di gioco, ma se n'è stato ai margini della partita. Partita spettacolo certo, gol e occasioni buttate fino all'ultimo, ma ha vinto la mediocrità.

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