Chi scommette torna a pensare: più Juve e meno Inter. Chi gioca (al pallone) dice di attendere: «No, non cambia il percorso perchè siamo una squadra migliorata tantissimo, sappiamo che il campionato è ancora lungo e vogliamo cercare di essere protagonisti», parola di Javier Zanetti che ormai fa il capitano a tutto campo. Esemplare quando gioca, un esempio anche fuori. Bastava vederlo ieri, compunto, composto, soliti capelli mai spettinati, non una parola lontana dall'equilibrio davanti a telecamere e tifosi da strappa cuore. Bedy Moratti e la signora Facchetti gli hanno consegnato il premio intitolato all'ex capitano interista. Si chiama «Il bello del calcio», premio a matrice interista, per la prima volta andato a un interista.
Certo, non proprio nel miglior lunedì possibile: la sconfitta a Bergamo è di difficile digestione. Quel rigore che ha tagliato le gambe agli interisti vaga come una nuvoletta sulle teste. «Si vedeva che non c'era, ma è inutile parlarne e cercare alibi soprattutto dopo una sconfitta. Non solo noi sappiamo di dover essere molto attenti perchè queste cose non succedano più. Mi limito solo a fare i complimenti all'Atalanta». Capitan Zanetti l'ha chiusa così: nulla sfugge ma tutto scorre, anche gli umori di Moratti che ieri non si è presentato alla cerimonia. Stranezza nerazzurra. Il presidente è partito per gli Stati Uniti, ma dietro l'assenza c'è un vago malumore per qualche critica non gradita, nel passato, dal giornale organizzatore. C'è di peggio nella vita.
E c'è di peggio da rappezzare nell'Inter. La partita con l'Atalanta ha dimostrato gli equilibri instabili della squadra, un atteggiamento difensivo che ricade in antichi errori. Le assenze pesano (ora con problemi Gargano, Juan, Guarin), i rincalzi (leggi Silvestre) sono una smentita al mercato esaltato fino all'altro ieri. Se Palacio e Handanovic sono due certezze per l'Inter del futuro, qualche altro riporta ai buchi nell'acqua del passato.
L'Inter conosce il rimedio: non tradire più la difesa a tre ,giocare con 5 uomini a centrocampo per sentirsi più attrezzata, fronteggiare meglio la forza avversaria e preparare il micidiale contropiede. Ora ricominceranno le litanie sul ritorno di Sneijder: utile, non indispensabile. «Siamo un gruppo nuovo e il nostro primo obiettivo è tornare protagonisti.
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