L'Inter richiude il bunker dentro e fuori dal campo

I nerazzurri dopo il Barça devono tornare nel fortino e isolarsi dalle voci sul futuro

L'Inter richiude il bunker dentro e fuori dal campo
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Oggi l'ultimo allenamento e domattina la partenza per Monaco. Non c'è niente da capire: stanno tutti bene e perciò Inzaghi non ha nulla da scegliere, giocano i migliori. Il tifo organizzato oggi sarà ad Appiano per l'ultimo saluto alla squadra: la protesta di lunedì non ha avuto effetto, e peraltro non poteva averne, perché biglietti non ce n'erano più, perciò l'Inter giocherà la finale senza l'incitamento dei tifosi più caldi. Il rischio concreto è che a parità di presenze (ciascun club ha avuto in dote 18 mila biglietti), l'impressione possa essere quella di giocare in trasferta. Il tifo organizzato parigino è di quelli che si sentono (e purtroppo spesso sfocia nella violenza).

Una complicazione in più, in una partita già non semplice. Il PSG è squadra forte e molto giovane. L'Inter mette in campo l'esperienza, poi Inzaghi se le giocherà come ha sempre fatto, puntando a difendere e a ripartire, con quel suo caratteristico contropiede che non nasce dal catenaccio, ma da un modo molto moderno di attaccare. Il PSG è la seconda squadra per numero di gol segnati in questa Champions League (37 in 16 partite). La prima resta ovviamente il Barcellona (43 in 14) contro cui l'Inter ha già saputo opporre la forza del suo gioco. Che non è cinico, perché spesso è molto bello, ma sicuramente molto pratico. Nelle 8 partite del girone, l'Inter ha subito 1 solo gol, dal Leverkusen. Nelle 6 sfide a eliminazione diretta, le statistiche si sono un po' annacquate nella doppia battaglia con Bayern e appunto Barcellona (in totale oggi sono 11 i gol presi in 14 partite e l'Arsenal ha una media migliore) ma non c'è dubbio su quale sia la base del gioco nerazzurro. E quando la squadra che difende meglio incontra quella che attacca di più, spesso vince la prima. È successo a favore dell'Inter in Champions League, ma anche a favore del Napoli in campionato.

Mentre è tutto fermo sulla questione allenatore, se ne riparlerà solo dopo la finale, tra gli elementi di disturbo intorno all'Inter nella settimana più importante dell'anno, spunta anche la voce dell'imminente cessione del club da parte di Oaktree. Marotta e i suoi collaboratori però continuano a lavorare, sperando in un futuro con Inzaghi. E in attesa di confrontarsi con Luis Enrique, allenatore spagnolo del PSG, si sono assicurati, già per il Mondiale per club, il rinforzo del quasi omologo Luis Henrique, esterno brasiliano finora al Marsiglia, qualcosa di simile a un vice Dumfries, forse più tecnico, sicuramente più offensivo. Negli Usa ci sarà pure il croato Susic, preso a gennaio.

Fa sorridere, ma forse più di un tifoso nerazzurro si è arrabbiato, sapere che Mourinho

ha tifato contro l'Inter nella volata scudetto. «Sarò onesto: ho gufato perché Inzaghi non vincesse Coppa Italia e campionato. Volevo che il Triplete restasse solo mio», ha confessato l'egocentrico portoghese a Sky Sport.

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