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L'Inter si scopre Nazionale. E Suning non la molla

In rosa nove italiani: record negli anni duemila. Papà Zhang: "È l'inizio, spero ci sia ancora fame"

L'Inter si scopre Nazionale. E Suning non la molla

L'inversione di tendenza ha dato frutti. L'Inter dal padrone straniero ha vinto lo scudetto con una bella schiera di italiani. Negli ultimi decenni accadeva esattamente il contrario: alla guida dello straitaliano Moratti, l'Internazionale era poco nazionale. Stavolta i notabili nostri in rosa sono 9, numero mai raggiunto per gli scudetti del Duemila. E il cambio di facciata traspare leggendo la lunga dichiarazione di Zhang Jindong, riconoscibile padrone interista alla faccia del giovinetto Zhang.

Zhang senior non è l'effervescente e passionale Moratti e nemmeno il Mourinho che si ripresenta in Italia con un Daje. Zhang è un calibrato uomo cinese di potere, un padrone di azienda che regala un buffetto ai suoi dipendenti del calcio e magari allunga un sorriso ai milioni di tifosi. Ricorda che l'Inter non vinceva il titolo da 11 anni (per intendersi) e lo ritiene «un passo importante, traguardo memorabile sulla strada per tornare di nuovo grandi». Forse qualcuno vorrebbe intravedere un fremito in questo signore dal faccione quadrato e magari lo scopre solo nel finale del discorso che ripercorre la stagione. «Nei momenti di più grave difficoltà il nostro coraggio si è rafforzato. Nonostante l'impatto della pandemia e le ripercussioni sul calcio delle difficoltà economiche a livello globale, non ci siamo mai lasciati abbattere, ma anzi spronati a dare il massimo». Zhang senior parla come un moderno allenatore, che sia Conte ad avergli suggerito l'ultimo pensiero? «Lo Scudetto (scritto con S maiuscola ndr.) non è la conclusione, ma l'inizio del cammino dell'Inter. Spero che tutti continuino a sentire la fame di vittorie». Direbbe un proverbio cinese: non sono le stelle troppo lontane, sono le scale per raggiungerle troppo corte.

Fra le scale corte ci mettiamo i problemi economici: il futuro passa dalla soluzione degli scompensi finanziari. Quando Zhang junior annuncerà di avere in mano i 250 milioni che sta cercando, l'Inter tirerà un sospiro. La lettera di Zhang senior potrebbe essere introduttiva al risultato. Intanto ha in mano un gruzzolo di italianità sul campo che rappresenta la novità. Tralasciando gli anni degli stranieri contati, si può ripartire dallo scudetto dei record di Trapattoni (1989) per curiosare nella italianità nerazzurra: allora c'erano 8 nostrani, da Zenga a Serena, e tre stranieri in campo (Matthaus, Brehme e Diaz). Poi è toccato alla morattiana Internazionale in tutti i sensi. Tra campo e panchina se la giocavano 3-4 italiani: Materazzi, Toldo portiere di riserva, Balotelli i più rappresentativi. Il resto era un bel mappamondo. L'Inter 2009-2010 contava sul trio e in secondo piano stavano Orlandoni, Crisetig, Donati, Santon, Destro. Oggi altra faccia con Barella, Sensi, Bastoni, D'Ambrosio e Gagliardini tenuti d'occhio da Mancini, Pinamonti per la Under 21, oltre a Darmian, Ranocchia e Padelli.

Morale della storia, l'Inter più nazionale dell'ultimo ventennio ha vinto senza cambiare nome: ha solo cambiato idea.

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