L'Inter trasforma De Ceglie in bomber e ripiomba in crisi

I nerazzurri ko con l'ultima della classe. Inspiegabile involuzione dopo due vittorie

Picchiare sull'inerme non è mai bello, sembra più uno sfogo isterico, ma questa volta niente recupero di due reti come con il Napoli, niente rigori come con Cesena e Sampdoria, nessuna inferiorità numerica degli avversari, finale da intossicati. Per la seconda volta in dieci giornate di campionato, l'Inter le prende pesanti dall'ultima in classifica, Cagliari e Parma, le rilancia e si ridimensiona clamorosamente.

Gli stessi attori, una commedia completamente diversa.

Dopo un primo tempo di possesso palla talmente innocuo che Mirante ha rischiato di prendere sonno, e un secondo tempo che ha legittimato una massa preoccupante di perplessità, l'Inter è tornata alla base. Lenta, piatta e inoffensiva.

Cosa può essere successo in tre giorni scarsi è inspiegabile. Juan Jesus poco prima del fischio d'inizio aveva giurato che finalmente si erano potuti allenare tutti benissimo, il morale non poteva che essere alto, ma la partita si è messa subito bene per il Parma e malissimo per l'Inter che dopo cinque minuti scarsi era già sotto. Sul cross di Rispoli dalla sinistra di Handanovic sono saltati tutti a vuoto, Vidic in particolare. Questa volta sarà difficile per Mazzarri prendere le sue difese, l'ex United non l'ha vista, Obi si è fatto anticipare da De Ceglie al sesto gol in carriera, e l'Inter è nuovamente precipitata al suolo.

Alcune cose però si sono notate, evidenti e pesanti, Kovacic non ha brillato in continuità e dai suoi piedi non sono partite quelle genialate che la gente si attende. Nessuna accelerazione, pochi tagli, un paio di imbucate. Fuori lui, gli altri sono parsi dei mediocri portatori di palla. Palacio un passo indietro, anzi due, Obi ha riconquistato per l'ennesima volta la palma del più scarso, e Cassano è salito in cattedra, finte, tocchi leggeri, veli impercettibili, favorito da un gruppo che è arrivava sempre prima su ogni pallone e ha chiuso i novanta minuti senza correre rischi veri.

L'Inter ha iniziato a giocare a calcio quando mancava mezz'ora alla fine della partita, come se fosse certa che bastasse, masochista oltre ogni ragionevole dubbio. Mazzarri ha messo dentro il claudicante Hernanes per Obi, a destra si è spostato Kuzmanovic molto avanzato, la difesa è rimasta a tre ma su quella fascia la squadra ha pagato pesante. Quando dopo incursione di Hernanes e assist di Icardi la palla è arrivata sul piede di Palacio in area, l'1-1 sembrava cosa fatta. Ma nessuno può dire dove sia finito il pallone calciato dall'argentino perché tutti hanno chiuso gli occhi in segno di contrizione. A venti minuti dal novantesimo, Mirante non aveva ancora effettuato una parata degna del termine. Hernanes e Kuzmanovic hanno provato dalla distanza, Kovacic dal limite con deviazione ha sverniciato il palo di sinistra di Mirante. A quel punto dentro anche il bomber della Primavera Bonazzoli, maglia numero 97, fuori Kuzmanovic diventato inutile ma non per colpa sua. Ingresso sfortunato, dopo pochi minuti un balletto di Cassano ha costretto Handanovic al tuffo, deviazione, De Ceglie è lì, non è nemmeno un tiro, somiglia più a un sospiro, ma la palla finisce in mezzo alla gambe dello sloveno, 2-0. Doppietta di Ceglie.

Sono segnali che arrivano dritti dritti dal cielo.

E nel finale

Handanovic ci ha messo una pezza, la sconfitta era già pesantissima, a livello di Cagliari e Fiorentina, Mazzarri senza parole, ha inserito un altro baby, Camara maglia 29, gli unici numeri che l'Inter ha messo in campo.

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