L'Italia c'è ma corre al buio Spagna e Belgio per vincere

Dobbiamo sperare che il Belgio e la Spagna si corrano contro, si corrano dietro, si rincorrano l'un con l'altra: altrimenti per noi sarà notte fonda. Dobbiamo sperare che Sagan sia stanco, Voeckler distratto, Gerrans addormentato, Gesink scarico, Cavendish appagato, Wiggins dormiente, Freire fiacco, Boasson-Haggen sognante: altrimenti sarà buio pesto. Dobbiamo sperare che piova, faccia freddo, tiri vento, la corsa diventi qualcosa di impossibile da sostenere, da vivere e raccontare, così almeno Vincenzo Nibali, la nostra punta designata, potrà sperare di poter fare selezione e arrivare solo al traguardo: altrimenti sarebbe nebbia fitta.
Oggi si corre per la maglia iridata. Oggi si corre per il titolo di campione del mondo: 267 km, sul circuito olandese di Valkenburg. Partenza da Maastricht, primi cento km in linea, poi un circuito nervoso, veloce e tosto, di 16,5 km da ripetere dieci volte, con la scalata nel finale del Cauberg, arrivo tradizionale dell'Amstel Gold Race, anche se in questa sfida il traguardo sarà posto 1700 metri dopo lo scollinamento e la storia sarà sicuramente molto diversa. Troppo diversa.
Oggi sulle strade di Valkenburg si corre il mondiale. Non siamo favoriti ed è bene dirlo subito. Paolo Bettini, il ct meno medagliato della storia che oggi spera di rompere questo tabù, schiera una nazionale giovane alle spalle dell'esperto Vincenzo Nibali. A disposizione del campione siciliano terzo all'ultimo Tour de France e numero quattro del ranking mondiale, ci saranno Luca Paolini e Rinaldo Nocentini che saranno corridori d'esperienza e di raccordo. E ben sei esordienti: Dario Cataldo, Matteo Trentin e Marco Marcato con il ruolo dei faticatori. Oscar Gatto l'uomo veloce. Moreno Moser e Diego Ulissi le seconde punte.
Squadra giovane, per contrastare la vecchia Europa. Sì, proprio così, alla faccia della mondializzazione e degli inglesi, almeno sulla carta questo mondiale sorride al ciclismo più tradizionale, quello belga e spagnolo. Gli iberici schierano un vero e proprio Dream Team, con Alberto Contador recente vincitore della Vuelta, Oscar Freire che di mondiali ne ha già vinti tre, Joaquin Rodriguez che quest'anno si è piazzato sia al Giro che alla Vuelta. Poi c'è Alejandro Valverde, che venerdì, dopo cena, è stato protagonista di un episodio molto strano per non dire sospetto: uno svenimento valutato dallo staff medico spagnolo «nulla di grave», ma visti i precedenti di "Valv Piti" (squalificato per doping) e la vulgata che si porta dietro lo sport spagnolo, qualche domanda ci sorge spontanea.
Spagna contro Belgio: dice la ragione. Spagna con tanti galli nel pollaio: riusciranno a fare gioco comune? E il Belgio del fiammingo Tom Boonen e del vallone Philippe Gilbert? I due rivali si aiuteranno o si correranno contro?
Tanti gli interrogativi, molti i lati oscuri di una sfida che è sempre un terno al lotto. Corsa di un giorno, dura ma non durissima. Per dirla alla Nibali, se pioverà e farà freddo «ci sarà da divertirsi», se il tempo sarà clemente come sembra possa essere (nuvolo, niente pioggia e dieci i gradi previsti), la selezione sarà più difficile e l'arrivo sorridere agli uomini resistenti ma veloci, come Boonen e Sagan, Gerrans e Freire.

Sì, perché l'unica cosa certa è che, per l'ennesima volta, i nostri tecnici non hanno compreso la portata del percorso. Duro, durissimo in sede di presentazione, facile facilissimo alla vigilia della sfida. Chi ci capisce è bravo. Chi vince ancora di più.

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