nostro inviato a Londra
Tutti in vasca con il settebello, bagnato e chissà
fortunato. «Settebellissimo», dice Petrucci, presidente del Coni a cui sono venuti gli occhi a dollaro. Settebello come settedoro. Sarebbe ora di ricominciare a riesumare l'idea. Vent'anni dopo. C'è sempre un vent'anni dopo nei romanzi che contano. Vent'anni dopo sarebbe ora di rivincere una olimpiade. L'altra volta con Ratko Rudic in panca, stavolta contro l'inaffondabile ct della pallanuoto. Sarà ItaliaCroazia con Danijel Premus che ieri ci ha dato certezze con un gol pesante e nel momento importante ed ora dice che non conta la nazione cui appartieni ma la squadra in cui giochi. «Mio nonno era nell'esercito italiano», racconta con l'inflessone di un croato ormai italianizzato, grazie alle astute pensate nostrane, leggi casa Recco.
Questa è l'Italia che solleva schizzi di gioia, acqua festante dopo un 9-7 rifilato alla Serbia con una partita che toglie tutti i dubbi a chi non avesse compreso lo strano girone di qualificazione. Sandro Campagna ha cercato di spiegarlo con una battuta. Non che tenesse al mistero, ma i sacri misteri della palla in acqua non possono essere molto diversi da quelli della palla nel calcio. «Tutti i testi dicono che bisogna scaricare 15 giorni prima dell'evento ed io ho previsto di scaricare per l'8 agosto». Scaricare nel senso di veder girare a mille la macchina atletica di una squadra, e magari scaricare gol com'è capitato ieri sera nella Water polo Arena, dove il tifo era molto italiano e gli occhi folleggianti di soddisfazione si sono sprecati nel dopo partita.
Italia dominatrice di una sfida prevedibilmente difficile. I serbi hanno gioco tosto, duro, lotta fisica senza paura. Sott'acqua poi è tutto un cozzare di gambe e di manovre ardite. Gli italiani pure. «Partita fantastica sotto ogni punto di vista: abbiamo tenuto fisicamente e mentalmente», ha raccontato il ct. Partenza sprint a suon di gol: Gallo che canta sull'acqua ed è una meraviglia. Felugo magistrale, Tempesti saracinesca, difesa nella migliore tradizione italiana, qualunque sia lo sport. Serbi poco precisi, tanti pali, e troppi gol presi in parità numerica. C'è un dato che dice quanto sia stata forte l'Italia: gli azzurri hanno sfruttato solo 5 situazioni di superiorità su 14. Hanno vinto nel testa a testa, tutti contro tutti. «Gara dominata e meritata», ha raccontato Petrucci da tifoso esperto. Veder la pallanuoto in finale, ripensare all'oro di Barcellona è un gioco della fantasia e della nostalgia. «La pallanuoto è un marchio vincente» azzarda senza pudori il presidente del Coni.
C'è stata partita, ma non c'è stato timore, tensione, paura di veder sfuggire la finale. Gallo apre la partita ed anche la difesa dei serbi, gli altri si accodano. Alla fine il cannoniere sarà lui (3 reti), Felugo doppietta e molto altro, Perez, Giorgetti, Presciutti e Premus uno a testa. Dall'altra parte teneva testa Udovicic, che a molti ricorderà un pelato giocatore del Novara, qui invece è il vero capocomitiva, allenatore in campo, goleador (3 reti), dieci anni di carriera anche se gli anni suoi sono solo 28.
C'è stato di tutto un po': un pizzico di fortuna nelle deviazioni che hanno accompagnato gol iniziali, qualche sottile favore arbitrale nel 3° e 4° tempo, la sensazione che l'Italia non facesse fatica a tenere a bada avversari ringhianti ma docili, che sembra quasi un controsenso. «Abbiamo disinnescato i migliori e ridotto l loro potenziale, i giocatori hanno usato carattere e pazienza». Ma adesso il sogno non può finire qui. «Loro sono qui per vincere, noi non siamo qui per l'argento». Campagna parla sempre con il sorriso sulle labbra, ma poi il discorso diventa senza vie di scampo.
Italia e Croazia si sono già incontrate nel girone eliminatorio e gli azzurri ne sono usciti con un 11-6 al passivo che non fa bene alla salute. Maledetto Rudic, ce lo sogneremo sempre: nel bene e nel male.
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