Milanello Ad ascoltare Max Allegri, che non si è presentato con il capo cosparso di cenere, anzi, piuttosto deciso a rivendicare la giustezza delle sue scelte («se tornassi indietro le rifarei»), "l'ambaradan" di Palermo ha una sola, legittima spiegazione: dare un turno (che poi è diventato mezzo) di riposo a Emanuelson. Tesi convincente? Francamente no. «Non posso inventare giocatori nei ruoli di esterno visto che non avevo a disposizione né Boateng nè Robinho. A quel punto o schieravo un guardalinee oppure cambiavo sistema di gioco» la frase più incisiva di tutta l'arringa di Allegri. Che nella circostanza, oltre a rispondere ai cronisti, ha indirettamente replicato anche alle osservazioni di Galliani («mi arrabbio quando vedo 5 mediani in campo») finite sui giornali al ritorno dalla Sicilia. Non solo: ma dell'autocritica, apprezzabile, ascoltata nel dopo-partita a Palermo, nessuna traccia. Anzi, è come se il livornese avesse deciso di cambiare registro pensando che quel riconoscimento, pubblico, reso a pochi minuti dal 2 a 2 recuperato, potesse indebolire ulteriormente la sua immagine presso critica e tifosi. «Non sono ancora a livello di pazzia» l'altra dichiarazione simbolica di Allegri che di fatto ha annunciato il ritorno a un altro sistema di gioco, «giocheremo contro il Chievo col 4-2-3-1», una sorta di restaurazione rispetto al recentissimo passato. Complice, o grazie in questo caso, alla squalifica di Bonera, la decisione più importante è quella riferita allo schieramento difensivo: si ritorna al disegno storico, da Galliani definito «il real dogma della casa», con i quattro difensori in linea, guidati nella circostanza da Mexes con Abate e Constant sui lati. Per difendere, con le unghie e con i denti, la difesa a 3, Alberto Zaccheroni rovinò i suoi rapporti con Silvio Berlusconi, nel frattempo partito per Malindi. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: di questi tempi, l'amore calcistico è capace di procurargli solo pene e dolori e delusioni.
«Sono in piena sintonia con la società» la terza risposta più attesa di Allegri finito nuovamente al centro del mirino ma questa volta non tanto per i risultati, o, come sostiene Arrigo Sacchi con qualche ragione, «per l'assenza di un gioco collettivo», semmai per i continui, ripetuti e schizofrenici cambi di interpreti e di sistema di gioco che hanno prodotto una sorta di babele tattica. «Galliani è sempre vicino, io fornisco spiegazioni alla società e se in campo i giocatori riescono a interpretare le varie fasi vuol dire che mi seguono» la chiave di lettura fornita da Allegri per evitare che la frattura col dirigente in prima linea possa diventare ancora più accentuata. Ci sarà anche sintonia col club ma ieri Ariedo Braida, il dg rossonero, si è presentato di buon ora a Milanello per seguire l'allenamento, concluso con un mega raduno, ben 23 i convocati, anche Niang e Traorè nel gruppone, così, come cantava De Gregori «nessuno si senta escluso». Questa sera più che le accademiche discussioni sullo schieramento, sono fondamentali gol e risultato al cospetto di un Chievo che ha fatto sudare il Napoli e messo sotto il Pescara senza alcuna fatica. Da Palermo è utile ripartire tenendo nel debito conto le perfomances migliori, a cominciare da Bojan finalmente schierato dietro la punta centrale, nella posizione ideale per lo spagnolo, recuperare Abbiati in porta e provare a inseguire il terzo risultato consecutivo che nella striscia attuale del Milan è diventato uno sconveniente tabù.
Ultimo difetto: tranne in due partite, dei 12 gol realizzati, solo 2 sono arrivati nel primo tempo. «Nella stagione dello scudetto furono determinanti i cambi» la risposta di Allegri. Prepariamoci a qualche altra trovata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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