Luis Enrique: «Lascio perché sono stanco»

Luis Enrique: «Lascio perché sono stanco»

«Me ne vado perchè sono stanco, ho dato il 100 per 100 anche quando mi sono mancate le forze. E non ho fallito». Poche parole per certificare la resa annunciata da giorni e ringraziare chi ha condiviso con lui «una bella avventura in cui ho speso tutte le energie cercando di arrivare in un bel porto».
Peccato che il congedo di Luis Enrique dalla Roma e dal calcio italiano diventi uno sfogo, quasi a volersi togliere qualche sassolino dalla scarpa. «Oggi le regole le metto io», l’esordio nella sua ultima conferenza a Trigoria, sotto gli occhi della dirigenza al completo e di Totti. Vorrebbe poche domande da chi (i giornalisti) non ha mai amato anche se in questa stagione le critiche di media (e tifosi) sono arrivate solo sui titoli di coda.
«Giovedì ho fatto una riunione con tutti quelli che formano la Roma per dire cosa sentivo - le parole dell’asturiano -. Ho fatto questo saluto in spagnolo, volevo parlare col cuore. Mi dà fastidio che la stampa abbia riportato il falso, ma lo faccio come critica non per me che vado via, ma perché il prossimo non debba soffrire quello che ho passato io». Ai giocatori aveva detto: «Mollo perchè non posso più garantire il 100 per cento». Quello che la stampa ha riportato.
Gli si può riconoscere di aver sempre dichiarato che non si sarebbe «aggrappato alla sedia». E ieri ha ammesso i «tanti errori», ma non risponde a chi gli chiede se avesse gettato la spugna anche in caso di 3° posto. «Non voglio ricominciare perchè devo recuperare le forze e non voglio essere il colpevole o il punto di rottura alla minima difficoltà - ribadisce -. È stata una stagione strana e difficile, ma non mi sono mai pentito di aver scelto l’Italia e ora è il momento giusto per andarmene, così la società avrà il tempo giusto per prendere un allenatore. Questo è un bel posto, ma c’è bisogno di un pò d’aiuto per chi verrà dopo. Io il prossimo anno starò fermo. Il Tapiro? Ho detto ai miei figli che era per il migliore allenatore...».
In fondo Luis Enrique ha goduto di grande credito come forse meritava il suo progetto di calcio innovativo che solo a tratti ha offerto cose positive. «Non è tutto da buttar via, resto dell’idea che il mio calcio sia attrattivo e competitivo», sottolinea. Purtroppo per lui, però, il viaggio è naufragato dopo un anno.

E si chiuderà oggi a Cesena, con una partita buona solo per Totti («ho parlato così tanto di Francesco che mi sto innamorando...», scherza l’asturiano) che tenta il sorpasso ad Altafini e Meazza nella classifica dei cannonieri. Il futuro sarà Montella, decisivi i prossimi 10 giorni. Ma prima il Catania deve liberarlo.

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