Ciclismo

L'ultima "bilbainada". Il Tour diventa manifesto dell'indipendenza basca

Bilbao ha investito dodici milioni per avere il via della "Grande Boucle". In nome dell'autonomia

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Non è la prima volta che il Tour de France parte fuori dalla Francia. Basti pensare all'edizione dello scorso anno, con «Le Grand Départ» dalla Danimarca, o a quella del 2024 quando le prime tre tappe saranno tutte in territorio italiano. La Grande Boucle del 2023 invece debutta da Bilbao per poi restare in Spagna per le prime tre frazioni. Spagna, insomma, o meglio ancora Euskadi, Paesi Baschi: terra di grandi ciclisti, senz'altro (tipo Mikel Landa in questa edizione è tra i candidati alla top 10), ma che con la decisione di organizzare la partenza della corsa ha deciso di dare un segnale soprattutto politico.

Non si spiega altrimenti la spesa di 12 milioni di euro per ottenere il Grand Départ e le successive due tappe: quasi tutti pagati con soldi pubblici dal governo regionale basco e dalle tre province locali (Alava, Vizcaya e Gipuzkoa), più un consorzio di imprese sempre della zona. Ciò su cui si è puntato molto come ovvio è stato il ritorno economico, che solo a Bilbao dovrebbe aggirarsi tra i 72 e i 108 milioni di euro. «Sarà un traguardo storico per noi», ha spiegato Xabier Ochandiano, assessore allo sviluppo economico del comune di Bilbao, riferendosi all'impatto sul turismo, soprattutto. Questo si è notato nello specifico nell'aumento vertiginoso degli affitti brevi, per il weekend di inizio Tour, con alcuni appartamenti arrivati a costare 5mila euro a notte e conseguente sciopero minacciato dal settore alberghiero.

Una mega-bolla in cui, incredibile ma vero, il governo centrale spagnolo non ha di fatto toccato palla, anche perché amministrativamente i Paesi Baschi hanno un'autonomia degna se non superiore a quella delle regioni a statuto speciale italiane. Possiamo solo immaginare, però, un Grand Départ del Tour a Bolzano, con le prime tre tappe esclusivamente in quella zona come volano per il turismo, certo, ma anche per valorizzare un territorio e una cultura, lingua compresa. Il presidente della regione, Inigo Urkullu, del Partido Nacionalista Vasco (conservatore, che ha la maggioranza relativa nel Parlamento di Euskadi), l'aveva ammesso chiaramente al momento dell'ufficializzazione di Bilbao come partenza della corsa: «L'evento servirà per far conoscere al mondo la nostra singolarità».

Sarà, ma intanto la polizia locale è in agitazione da settimane perché sarà chiamata a un superlavoro senza gratificazioni in busta paga, mentre gli oppositori del PNV lamentano la spesa sproporzionata e i problemi logistici riguardanti nello specifico la terza tappa di lunedì 2 luglio: la Amorebieta-Bayonne, infatti, porterà in un giorno lavorativo a una chiusura generalizzata di una zona già trafficata di suo, dove la circolazione rischia di andare in tilt. Senza contare che le feste padronali dei vari paesini organizzate per il weekend e sempre molto sentite vedranno un crollo di partecipazioni e di incassi.

Dal punto di vista sportivo poi ha lasciato molti interdetti l'esclusione, forse per ragioni di ripicca politica, della zona intorno a Eibar, dove storicamente erano nate le prime industrie ciclistiche, ormai un secolo fa. E ancora di più l'assenza nelle prime tre tappe della regione della Navarra, che non solo è considerata parte integrante del Paese Basco storico, ma che ha dato al ciclismo e al Tour uno dei suoi interpreti più importanti: Miguel Indurain. Per «Miguelòn» venne organizzato un Grand Départ nel 1992 da San Sebastiàn e la sua Pamplona, ma perché, come dire, lui era già lui.

Colpisce infine anche la coincidenza con l'attualità politica in sé, visto che l'ultimo giorno della corsa, il 23 luglio, sarà anche quello delle elezioni generali in Spagna, convocate dal premier socialista Pedro Sanchez in anticipo rispetto ai tempi previsti dopo la scoppola alle amministrative di fine maggio. Tanto per cambiare, il PNV sarà ancora ago della bilancia nella formazione della maggioranza di governo, dato il sistema elettorale molto peculiare che c'è in Spagna che gonfia a dismisura il peso delle realtà locali e le rende abbastanza ostracizzate dai partiti tradizionali. Resta comunque la sensazione, questa partenza basca con la produzione televisiva pure per le tre tappe appaltata all'emittente «di stato» basca Eitb, di una decisione vagamente forzata, di una prova di forza dei notabili locali per ribadire il loro peso: il tutto con la scusa del ciclismo.

Del resto lo dice il vocabolario spagnolo stesso, una cosa eccessiva si dice «bilbainada».

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