L'ultimo nodo sull'epilogo di un teatrino nazionale

È in grado, la federazione italiana giuoco calcio, di pagare al Napoli la penale di euro tre milioni e cinquecentomila per liberare Luciano Spalletti dall'ultimo astuto vincolo contrattuale?

L'ultimo nodo sull'epilogo di un teatrino nazionale
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È in grado, la federazione italiana giuoco calcio, di pagare al Napoli la penale di euro tre milioni e cinquecentomila per liberare Luciano Spalletti dall'ultimo astuto vincolo contrattuale? L'interrogativo è sempliciotto ma fa parte del repertorio del nostro piccolo mondo calcistico che gioca su più tavoli, quello della finanza, fiamme gialle ed affari economici, quello dei favori e dei favoritismi. Dice: ma Aurelio De Laurentiis è un vecchio gentleman generoso che darà una mano a Gabriele Gravina, spiazzato da Mancini, dunque il suo ex dipendente sarà svincolato e potrà sottoscrivere un nuovo impegno ma l'avvocato Grassani, parte Napoli, ha subito rimesso la questione al centro del villaggio, o Spalletti paga di tasca sua il dovuto o resta disoccupato, il teatrino non mostra stanchezza, domani il nuovo allenatore potrebbe essere presentato tra sorrisi e vuoti di memoria dalla dirigenza federale. Un breve controllo dei revisori dei conti e il gioco sarà fatto ma con alcune domande facili: di solito un allenatore si porta appresso uno staff di fiducia, Spalletti dovrà accettare il nuovo organico scelto da Gravina o assisteremo a una nuova farsa come in un albergo a ore, gente che va e gente che viene? Questo passa il convento romano di via Allegri, smascherato dalla complicità di Mancini che pensa di essersela cavata con quel post elementare «è un una scelta personale». Perché poteva essere collettiva? Restano i dubbi su un epilogo meschino di tutte le parti in causa. Qualche romantico ipotizzava un effetto domino con il ritiro del leader massimo federale il quale deve aver pensato alla frase di Winston Churchill «ho dato le mie dimissioni ma le ho rifiutate». Morto un papa se ne fa un altro (Giovanni Verga, Vita dei campi), nessuno è insostituibile anche se così sembra per la poltrona presidenziale. Roberto Mancini non onora la sua professionalità e ribadisce il suo carattere capriccioso come insegnano i precedenti.

Un vizietto che lo ha comunque portato a frequentare club a cinque stelle, affascinati dalla forma più che dalla sostanza. Radio-serva dice che anche gli arabi, abituati agli incantesimi, sarebbero infatuati dall'eleganza e dal mestiere del campione d'Europa in carica.

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