L'urlo di Froome: "Non sono drogato" Ma la bicicletta?

C'è chi propone di ripassare la bici ai raggi X. In passato usati scanner per controllare i telai

L'urlo di Froome: "Non sono drogato" Ma la bicicletta?

Musi lunghi, tensione palpabile: non sembra nemmeno di essere al Tour, e nemmeno nell'albergo della maglia gialla Chris Froome. È come se l'impresa del Mont Ventoux fosse stata portata via dal vento. «Froome, naturallement» titola ironico e malizioso "L'Equipe". E naturalmente, tanti oggi giocano sul tavolo del sospetto e del dubbio per mettere in difficoltà il Team Sky e la maglia gialla che, in mancanza di avversari, si è trovato costretto ad affrontare una conferenza stampa come se fosse stato davanti ad un plotone d'esecuzione.

«Trovo molto triste che all'indomani della più grande vittoria della mia carriera mi si venga a parlare di doping", ha detto stizzito Froome, ma le voci non si placano. Lo confermano anche i bookmaker internazionali: la possibilità che Froome venga trovato positivo ai controlli antidoping al Tour De France 2013 entro il 21 luglio viene offerta a 5,25, mentre l'ipotesi che il ciclista britannico risulti non positivo si gioca a 1,10. Si gioca, ma si fa anche maledettamente sul serio. Non per niente il britannico, nelle ultime 24 ore, ha dovuto subire due controlli di urine e uno sul sangue, come la stessa maglia gialla ha rivelato in conferenza stampa.

Regna la diffidenza, purtroppo. E anche il disincanto. Sono in molti a ricordare alla maglia gialla che il caso Lance Armstrong ha dimostrato come sia facile aggirare le norme esistenti in materia di doping e quindi hanno chiesto a Dave Brailsford, manager del team Sky, perché non rende pubblici i dati dei suoi corridori, affinché il mondo scientifico possa trarne delle valutazioni.

«È pseudo scienza - ha replicato seccato Dave Brailsford -. Non pubblichiamo i dati reali dei corridori perché nessuno li saprebbe analizzare nel modo giusto e perché alle cifre si può far dire qualsiasi cosa. Questo resta un segreto del nostro lavoro». E poi ecco una via d'uscita: «Potremmo presentare tutti i dati disponibili di ogni nostro atleta ad un gruppo di esperti. La Wada sarebbe l'organismo ideale».
E Chris Froome, incalzato dai paragoni con il corridore texano, ha chiuso ogni discorso sbottando con uno scatto dei suoi: «Paragonarmi a Lance non ha senso, perché lui ha barato. Io no».

E in soccorso del britannico arriva nientemeno che Alberto Contador, lo spagnolo terzo in classifica, maltrattato domenica sulle pendenze del Mont Ventoux. «Non ho motivo di dubitare di Froome. È un grande professionista e un corridore di alto livello. Lo ha dimostrato nel corso di tutta la stagione».
Dubbi e sospetti aleggiano sulla Grande Boucle. E tra i sospetti e i dubbi, c'è chi è tornato a rispolverare l'idea di controllare ai raggi X i telai delle biciclette, perché secondo alcuni Froome potrebbe aver utilizzato una bicicletta a pedalata assistita.
Come molti sostennero dopo la vittoriosa cavalcata di Fabian Cancellara al Fiandre del 2010.

Un motorino che agisce con un ingranaggio sull'asse del pedale alleggerendo lo sforzo e aiutando la pedalata, indusse l'Uci, il governo mondiale della bicicletta e la stessa Aso- ente organizzatore del Tour-, ad adottare degli scanner ai raggi X (fotografa l'interno dei telai, stesso principio che si usa nei controlli dei bagagli in aeroporto) per controllare che nei telai delle bici non ci siano nascosti sistemi elettrici a batterie per il movimento assistito.
Questi apparecchi furono usati proprio al Tour del 2011, e oggi non più. Alcuni osservatori hanno riproposto l'idea: per salvare questo Tour, vogliono mettere Froome ai raggi X.

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