Vecchie mani che maneggiano rosari chiedendo aiuto ad un poeta giapponese mentre amici separati per sempre si perdono nelle nuvole. Giorni tristi dopo aver salutato Nicola Pietrangeli e il suo braccio dorato per il tennis ecco la brutta notizia che arriva dalla Calabria, ultimo rifugio per Liliana Mabel Gracielita Bocchi, nata a Parma il 26 maggio del 1953, tradita dai suoi meravigliosi polmoni e dal cuore ribelle a 72 anni, vegliata dagli amici più cari, i gatti e i cani che salvava dal randagismo, rinunciando alla chemio e ai consigli di Rosetta Bozzolo, la capitana e compagna nei grandi viaggi del basket e dello sport, costretta a lasciarla nel bosco col suo ultimo compagno, per sistemare un ginocchio che aveva bisogno della protesi.
Nella fiaccola olimpica che ieri è partita da Atene, accesa dalla Paolini e da Ganna, nel lungo viaggio che da Roma i diecimila tedofori dei prossimi Giochi invernali porteranno prima a Cortina e poi a Milano per la cerimonia d'apertura alla fine di gennaio del prossimo anno, c'era anche lei, la nostra adorata ribelle che dopo una grande storia sportiva ha fatto di tutto, giornalismo e politica. Sempre alla sua maniera, un po' come Ornella Vanoni che su quella nuvola le avrà fatto posto cantando insieme Senza fine, facendosi raccontare il viaggio nell'avventura, una storia sportiva iniziata ad Avellino con Lello Giannattasio e la supervisione di Tonino Zorzi. Dall'Irpinia alla casa nobile del GEAS dove questa ragazza di un metro a ottantacinque ha vinto tutto, 8 scudetti in 9 stagioni, dal 1970 al 1978 che è anche l'anno della prima coppa dei campioni per una squadra femminile italiana. Stella della nostra Nazionale per 113 volte, con la quale ha poi conquistato nel 1974 anche un bronzo europeo.
Mabel la pasionaria nata a Parma, dove lavorava il padre, anche grande giocatore di bridge, come il fratello Norberto diventato poi campione italiano, da madre argentina che ha preteso i due nomi, Mabel e poi Gracileita, la sorella morta un anno e mezzo prima che venisse al mondo, dopo la vita a Sesto ha chiuso la sua storia col Fiata Torino dal '78 all'81, per ritirarsi nel 1982 dopo un ultima stagione con Milano nelle dependance di Cinisello Balsamo dove ha chiuso la sua straordinaria carriera sportiva per iniziare altri viaggi.
Studentessa senza vocazione a medicina, stupenda laureata con 110 e lode all'ISEF, prima di rimettersi sulle barricate che già aveva occupato proprio con Bozzolo e Battistella, per convincere chi dirigeva lo sport che era il momento per ridurre il gap salariale liberando gli accessi alle terapie mediche come i loro colleghi maschi. Una battaglia che aveva già iniziato ai tempi in cui riuscì a convincere il compagno Renzo Bariviera, un grande nella storia della pallacanestro non soltanto italiana, dal Petrarca di Nikolic al Simmenthal e poi a Cantù, e non soltanto per il canestro che fece quando battemmo per la prima volta una nazionale statunitense, a bussare più forte alla porta di Cesare Rubini il nostro principe che con l'Olimpia di Bogoncelli dominava la scena italiana. Un bel combattimento fra giganti e lei ne uscì benissimo come in quasi tutto quello che faceva, prima di passare dall'altra parte della barricata, dopo aver detto di no a Playboy che la voleva per un nudo nella rivista dove quel corpo statuario avrebbe fatto invidia a tante attrici.
Come miglior marcatrice nel mondiale in Colombia (146 punti), un bel quarto posto, sapeva di poter affrontare il mondo dello sport anche in un altro modo. Giornalista anche per la Gazzetta dello Sport, protagonista in trasmissioni televisive tipo la Domenica Sportiva, e persino attrice con un cameo nel film Lui è peggio di me insieme a Renato Pozzetto e Adriano Celentano. Tenerla ferma era impossibile e se partiva per l'Africa dovevi aspettarti che andasse a dormire in una capanna masai, scoprendo un popolo, un mondo tutto nuovo, combattendo per le donne anche in quel mondo così difficile. Era la sua religione, il suo credo senza fermarsi mai. Lo ha fatto fino all'ultimo giorno nel rifugio di San Nicola Arcella dove viveva ormai da tempo.
Addio campionessa, lasciati abbracciare dai tanti amici che ora piangono per te, anche chi
era tua avversaria come direbbe mia moglie, la Zambon che quando doveva marcarti sapeva che era impossibile, come è sempre stato impossibile farti smettere di fumare. Ciao Mabel, la nostra grande e bellissima pasionaria.