Rosa Khutur Chi si aspettava di sentirlo urlare dalla gioia o magari imprecare contro quei 6/100 che gli hanno negato il titolo olimpico resta sorpreso. Dopo lo «yessss» ripetuto davanti alle telecamere al traguardo, Christof Innerhofer perde tutta la carica emotiva della giornata e si presenta in sala stampa pacato e rilassato come mai. Lamentele sulla neve scaldata dal sole che a detta di tutti lo ha privato della vittoria? Non se ne parla, la neve Inner non la nomina nemmeno. «Sono felice, non potrei chiedere di più, il mio sogno era di vincere una medaglia e l'ho esaudito, qualsiasi colore era ben accetto. Vero, Mayer è davanti per appena 6/100, ma bisogna guardare anche indietro a volte, pochi centesimi in più e sarei stato quarto!».
Non dà quasi la possibilità di fare domande Inner, si scatena in un monologo che fa il pari con la sua prestazione in pista, perfetta e senza intoppi: «Ho sciato la miglior gara della stagione, ho tagliato il traguardo convinto di essere stato bravo, figo, dovevo solo aver la conferma del tempo e quando l'ho avuta l'emozione è stata incredibile. Scendendo mi incitavo, mi dicevo cosa dovevo fare in ogni punto della pista, la gara per me era iniziata da due giorni, avevo studiato la strategia fin nei minimi dettagli, con analisi dei tempi davanti al video, avevo studiato le linee degli altri, le mie, sapevo esattamente cosa dovevo fare. In partenza mi son solo detto vai, vivi questa discesa come un'occasione da cogliere, perché una medaglia olimpica cambia la vita e oggi l'avrebbe fatto a tre persone sole, quindi poteva andare bene o male, l'importante era viverla serenamente provando a divertirsi. L'ho fatto e sono felice. Sono il primo italiano sul podio di questi Giochi, una bella soddisfazione perché io ci tengo ad essere "il primo che" in qualsiasi cosa. Studio, mi informo, conosco la storia dello sci e sono contento di averci scritto dentro anche il mio nome».
L'Italia non vinceva una medaglia olimpica in discesa dal 1976, Herbert Plank bronzo a Innsbruck. L'unico oro è quello di Zeno Colò ad Oslo nel 1952. Mancava l'argento, adesso non manca più. E non è finita
«No, non penso alle prossime gare, ne ho ancora due, la supercombinata e il superG, a Garmisch ai Mondiali del 2011 dopo l'oro in superG vinsi altre due medaglie, adesso però non parliamone, voglio godermi questa soddisfazione».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.