Maestri con la valigia in fuga dall'Italia «Un insulto rifiutare»

Maestri con la valigia in fuga dall'Italia «Un insulto rifiutare»

Marcello Lippi lo ha detto con onestà: «Rifiutare certe proposte è un insulto alla miseria. Per qualche tempo ho resistito, poi i cinesi hanno alzato l'asticella e mi sono arreso. Oggi, però, ho l'impressione di essere nel futuro». L'Italia è passato. Impressioni di ieri, non di un secolo fa. Elisa Di Francisca, ragazza d'oro del nostro fioretto olimpico, è caduta quasi in depressione quando Stefano Cerioni, ct azzurro e suo maestro di pedana, le ha detto: «Me ne vado in Russia». Magari con un po' di magone, perchè sarebbe bastato accontentare almeno in parte le richieste per convincerlo a restare con la sua zarina. Ed ora la Di Francisca si è aggrappata al salvagente tutto nostrano, ideando la strana coppia: due ragazze al comando, due campionesse in pedana. Lei a far l'allieva, Giovanna Trillini a fare il maestro. Non a caso entrambe di Jesi ed entrambe non proprio amiche della Vezzali.
Anche Arianna Errigo, ragazza d'argento del fioretto olimpico (ma oro a squadre), si è persa il maestro. Giovanni Bortolaso si è stufato di viaggiare a pane acqua ed ha mollato l'atleta: dapprima attratto dal centro tecnico tedesco a Tauber, poi ammaliato dai danari russi. Capirete: Alisher Usmanov, il presidente della federazione internazionale di scherma, è russo ed uno degli uomini più ricchi al mondo. La nostra federazione pensava di convincere Bortolaso al ritorno, ma i russi sanno rendere l'offerta più attraente. A quanto pare anche i giapponesi, che hanno bloccato Andrea Magro, ex ct di un'Italia pigliatutto, fino al 2020 in previsione di una olimpiade a casa loro.
Volano cifre da 300mila euro, non certo i milioni guadagnati da Lippi (10) e neppure quelli incassati da Ettore Messina, guru itinerante del basket: dai Los Angeles Lakers fino al Cska Mosca dove è tornato dopo essere passato anche da Madrid, sponda Real, un bel tritacarne come può testimoniare pure Mourinho.
Un'Italia con la valigia in mano, non certo di cartone come al tempo degli emigranti eroici. L'Italia dei bilanci da rispettare.... quando si tratta di salvaguardare atleti e tecnici. Mah! Italia dello sport costretta a cercare miglior patria. Aggiunge Messina: «Comunque gente fortunata. Noi andiamo all'estero avendo possibilità di scelta. Molto peggio chi va all'estero perchè non c'è lavoro o non ci sono fondi, penso all'Università».
E' l'Italia del «non possiamo più tenervi». O l'Italia che non crea la possibilità di una alternativa. Chiama tecnici stranieri, ma se ne avvale finchè li paga poco. L'atletica, qualche anno fa, ingaggiò Vitaly Petrov, l'allenatore di Sergey Bubka. Guadagnava 600 euro al mese o poco più (8.500 lordi a stagione). Poi saluti! Solita Italia dello sport, dove ti siedi sulla riva e aspetti il miracolino. Gli atleti della scherma si sono preoccupati: qui partono tutti i maestri, come facciamo? C'è di bello che la scherma non è solo inesauribile nel medagliere, ma anche nell'acchiappare talento e nello scoprire maestri. Oggi la Errigo si è rivolta, per esempio, a Fabio Galli tecnico di fioretto a Frascati, dove si allenano anche la Salvatori e Aspromonte. Fra qualche anno chissà
Gli allenatori in terra straniera sono tanti, e ottengono risultati non solo danari. I giovani tecnici del ciclismo, usciti dalla scuola Mapei, sono emigrati quasi tutti. Sandro Damilano, cognome nobile dell'atletica, sta svezzando i cinesi nella marcia. E vince. Mentre la nostra marcia è marcita nel caso Schwazer, suo ex allievo. Così gli allenatori dello sci. Eppure una volta eravamo terra di conquista e d'attrazione sportiva: lunga l'elencazione degli stranieri che qui hanno fatto successo. Nel basket esportiamo pezzi grossi: è appena tornato Scariolo dalla Spagna, in compenso è partito Pianigiani.


C'è un'intera storia calcistica fra i nostri emigrati del pallone: da Marcello Lippi, che lavora in un paese con 13 tecnici stranieri su 16 in panchina, a Gianni De Biasi, onesta carriera sulle panchine nostre e da quasi un anno ct dell'Albania. Albania, non proprio Parigi.

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