Sergio Arcobelli
Home sweet home. Londra doveva eleggere il numero uno del mondo e così è stato. Le finali del Masters in casa hanno premiato chi meritava ampiamente il riconoscimento di miglior tennista del pianeta. E all'O2 Arena della capitale inglese niente di più bello poteva esserci se non una sfida tra il numero uno e il numero due. Ma, rispetto ad altre occasioni, questa volta non c'è stata partita. O meglio, c'è stata ma a favore di Andy Murray. Con la vittoria 6-3 6-4 su Novak Djokovic, lo scozzese si conferma il numero uno del mondo. Senza se, senza ma. «Sono contento per Murray, ma credo che Djokovic sia un poco meglio, lo ha dimostrato nei momenti più critici. Djokovic ha vinto l'Australian Open, il Roland Garros, ha fatto finale agli US Open e dopo è calato» dichiarava una settimana fa Toni Nadal, zio e coach dello spagnolo Rafa. Di certo, Novak è il tennista perfetto e l'anno prossimo lo rivedremo al livello dominante delle ultime tre stagioni, un livello di gioco e costanza forse irraggiungibile per gli altri. Ma quest'anno no. Fino al Roland Garros, almeno. Da metà stagione in poi, Murray ha inanellato una serie di risultati impressionanti. Dopo aver perso all'ultimo atto del Roland Garros proprio con Djokovic, il 29enne scozzese ha vinto Wimbledon, l'oro olimpico ed è diventato la scorsa settimana a Parigi il numero uno. E ieri ha giocato e vinto la sua prima finale Masters.
Finale che ha visto un'equilibrio fino a inizio dell'ottavo game quando lo scozzese, dopo aver fallitio due palle break nel sesto gioco, sfruttava al meglio la terza opportunità di break concessagli da Djokovic e strappava al suo coetaneo il servizio. E' il momento chiave dell'incontro, perché le precedenti dieci vittorie in carriera contro il serbo dipendevano dall'esito del primo set, vinto facilmente da Murray per 6-3. E perché, da quel momento, non c'è storia. Nole perde cinque game consecutivi. A nulla varrà la reazione d'orgoglio a metà secondo set: i 28 errori (di cui 17 con il rovescio) complessivi nel match sono fatali per le speranze di vittoria. Come fatale e inaspettato è stato il calo fisico e mentale. Da un lato l'infortunio al polso in estate che lo ha fermato nel bel mezzo della stagione; dall'altro la crisi matrimoniale con la moglie Jelena. Infatti, secondo alcuni media, Novak Djokovic sarebbe stato a un passo dal divorzio dalla Ristic perché lei avrebbe avuto nelle mani alcuni scatti rubati che ritraevano il campione di Belgrado in compagnia di un'attrice di Bollywood. Insomma, questioni di cuore avrebbero influito sui suoi risultati.
Strano, ma vero, era Djokovic il più stanco tra i due contendenti, nonostante Murray arrivasse da una battaglia lunga oltre tre ore e mezza contro Raonic, mentre il serbo si era sbarazzato, due giorni fa, del giapponese Nishikori con un doppio 6-1. Ma che in alcuni momenti del match, riesce persino a sbagliare uno smash e una volèe da principiante, forse alcuni degli errori più gravi della carriera.
Carriera che invece è definitivamente svoltata per il 29enne di Glasgow. E mamma Judy può finalmente festeggiare. Perché crescere i suoi due figlioletti Andy e Jamie, anche lui al primo posto della classifica mondiale ma di doppio, ne è valsa la pena.
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