Malagò lascia un Coni brand e donne che contano

Malagò ha avuto il merito di far rientrare dalla finestra ciò che dalla porta era stato gettato via

Malagò lascia un Coni brand e donne che contano
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Si scrive Buonfiglio, si legge Malagò. Hanno vinto in due. Ci sarà "evoluzione", così il neo presidente del Coni chiama la continuità, per cui possiamo tranquillamente dire che i 12 anni di Giovani Malagò al vertice dello sport italiano si sono conclusi però non si sono conclusi. Giusto così. Perché le Olimpiadi di Milano-Cortina sono una creatura tanto sofferta quanto fortemente voluta dall'ormai ex presidente, dopo l'incredibile sgambetto pentastellato firmato dalla sindaca Raggi che tolse all'Italia i Giochi di Roma 2024, una candidatura che difficilmente sarebbe uscita sconfitta. Malagò ha avuto il merito di far rientrare dalla finestra ciò che dalla porta era stato gettato via. Per questo l'erede Buonfiglio padrone di casa a Milano Cortina e il suo mandato nel segno della continuità garantiscono che saranno comunque le olimpiadi di Malagò. Se sotto la sua presidenza Milano-Cortina e i record di medaglie degli azzurri rappresentano l'eredità più visibile, le vere rivoluzioni sono state due. La prima, l'attenzione di un padre di due figlie nei confronti delle donne nello sport: vedi la ricerca della parità numerica nelle squadre azzurre, la presenza a livello istituzionale, vedi l'ex vice presidente vicario Silvia Salis adesso sindaco di Genova, o Tania Cagnotto appena eletta in giunta, o Diana Bianchedi ora vice presidente o Claudia Giordani ieri prima donna a presiedere una seduta elettiva. L'altra rivoluzione è stata aver trasformato il Coni da grigio apparato in un brand attraente riconosciuto in tutto il mondo. Ci è riuscito con la passione e con l'identificazione tra presidente e istituzione presieduta, cosa per la quale è stato anche criticato.

Malagò sta infatti al Coni e allo sport azzurro come Luca di Montezemolo lo è stato alla Ferrari e alla F1. E forse non è un caso che i due siano amici fraterni. Sempre presenti e sempre parafulmini per la loro gente. E, oggi, il popolo ferrarista rimpiange Montezemolo.

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