Tokyo 2020

Dalla maledizione di Rio all'oro olimpico: ecco chi è Gianmarco Tamberi

Il trionfo dell'atleta marchigiano arriva dopo il grave infortunio del 2016 che gli costò la partecipazione ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro

Dalla maledizione di Rio all'oro olimpico: ecco chi è Gianmarco Tamberi

"È oro, è oro!". Il grido si leva leggero dallo Stadio Olimpico di Tokyo, e chiama in causa proprio lui Gianmarco Tamberi, nella notte storica dell'atletica italiana che incorona anche Marcell Jacobs re dei 100 metri.

A volerla scrivere da zero la storia di Gianmarco Tamberi non sarebbe uscita così emozionante, perfetta. Oro olimpico dopo una gara palpitante ed equilibrata nel salto in alto, il fuoriclasse marchigiano ha tirato fuori il meglio di sé tornando a saltare 2.37, quella misura che non gli riusciva dal 2016, da quando il suo primo sogno olimpico si spezzò un mese prima della partenza per Rio de Janeiro assieme alla sua caviglia.

Anconetano, classe 1992 e figlio d'arte (il papà Marco saltava 2.28 e si giocò la finale delle Olimpiadi di Mosca nel 1980 prima di un grave incidente, che gli interruppe la carriera). Per il salto in alto, Gianmarco detto Gimbo decide di abbandonare il suo primo amore, il basket. "Quando vedo una palla non resisto, potreste tranquillamente trovami su qualche campetto a fare gare di schiacciate" amava ripetere spesso. Tamberi è nel giro che conta del salto in alto da almeno 7 anni, ovvero dalla vittoria agli Assoluti italiani di Rovereto. Dal 2014 al 2016 la sua è stata una escalation velocissima, fino a stabilire il primato italiano con 2.39, proprio nella stagione in cui era diventato Campione Europeo e poi Campione Mondiale Indoor.

Ebbene quella gara nell'estate del 2016, alla vigilia dei Giochi Olimpici di Rio gli cambià nel bene e nel male la carriera: Gimbo salta 2.39 al meeting di Montecarlo (che resta il suo primato) ma rimediò un bruttisssimo infortunio alla caviglia tentando di valicare l'asticella a 2.41. Proprio quando sembrava tutto apparecchiato per una grande Olimpiade, è costretto a rinunciare ai Giochi e rimane fermo per quasi due anni. La rottura sub totale del legamento deltoideo del piede sinistro con due operazioni chirurgiche e un trapianto di tessuto veniva considerata troppo invalidante per tornare a salatere. Gimbo però non si arrende e si sottopone ad infiniti trattamenti di fisioterapia. La ripresa è ben presto incoraggiante nonostante il lungo stop. Nel 2018 torna a saltare 2.33 e vince il titolo europeo a Glasgow, salendo fino a 2.35. Ovviamente il suo chiodo fisso restano sempre le Olimpiadi e il suo sogno spezzato in quella notte maledetta di Montecarlo. Così a Tokyo dopo quasi dieci anni di capelli colorati e look estrosi, si è presentato senza neppure la mezza barba, da cui il soprannome Halfshave, che è solito esibire nei grandi appuntamenti.

La finale è splendida, palpitante. Rimangono solo Barshim e Tamberi che falliscono uno dopo l'altro l'ultimo salto a 2.39. La prassi vuole che il giudice di gara chieda loro se vogliono andare allo spareggio, ma entrambi optano per l'oro a pari merito. Finalmente Gimbo ce l'ha fatta, adesso è nella leggenda dello sport italiano. Il primo pensiero dopo il trionfo va a proprio a quei momenti difficili: "Ho portato il gesso in pedana, non l'ho mai buttato perché per me significa tutto. Significa il giorno in cui ho deciso di provarci. Dopo l'infortunio ho passato una settimana a letto a piangere per tutti i sogni per cui ho lottato, per tutto il lavoro fatto. Un giorno ho deciso di riprovarci e quel giorno ho fatto scrivere da Chiara (la sua fidanzata ndr) sul gesso "Road to Tokyo": 'Proviamoci perché se ci riesco sarà incredibile'...". Ebbene sì non bisogna mai rinunciare ai propri sogni anche quando sembrano irrealizzabili, Tamberi ci ha dimostrato che è proprio così.

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