Lo dicono perfino i dirigenti che si prendono le stellette per i presunti colpi di mercato. «Questa Italia ha poco talento». Ieri hanno fatto mea culpa Marotta e Galliani. Lo juventino perfino afflitto: «Purtroppo bisogna fare autocritica e capire che il core business della nostra industria è il gioco del calcio. Serve sedersi ed elaborare le strategie per riportarlo ad un livello elevato, come ai tempi di Totti e Del Piero». Più cronistico il dirigente milanista: «I talenti non nascono tutti gli anni, ma sono sicuro che torneranno». Difficile immaginare i tempi, con i pochi danari che corrono e la concorrenza di casseforti estere. E quel che dice il campionato, la nazionale conferma.
La partita contro la Croazia è stata tutto fumo di petardi e poco arrosto delle squadre: la scandalosa Croazia che spreca il suo talento, senza saper andare al concreto. Come sarebbe finita la storia, se Buffon non ci avesse messo la papera? Il tiro più pericoloso dei croati, magari compiacenti nell'idea del pareggio, è arrivato nei minuti finali della partita. L'impotente Italia, invece, ha dato quanto può e quanto sa anche in termini di bontà calcistica. Squadra di gregari che ogni tanto pesca la perla e il Pirlo. Squadra che tira poco e male con gli attaccanti. Vero che da 13 gare consecutive gli azzurri vanno sempre in rete quando giocano in casa: 23 totali. Ma i nostri presunti cannonieri sparano poche cartucce e tanti svarioni. E se Balotelli ha la miglior percentuale gol/partite, c'è da avere qualche dubbio sul futuro. Cosa ci manca? Perfino i giornali croati lo hanno spiegato con ruvido realismo. Ecco la sintesi di Jutarnji List di Zagabria. «Per tre quarti di partita la Croazia ha giocato meglio dell'Italia, ma quando in campo è sceso il 12° giocatore commettendo bruscamente fallo sulla propria squadra, i croati sono affogati, gli azzurri si sono svegliati, prendendo il controllo del gioco e l'Italia, solo perchè attualmente non ha fuoriclasse, non è riuscita a segnare davanti ai confusi e impotenti croati». Giudizio avvalorato da Gianni De Biasi, tecnico italiano che oggi guiderà l'Albania contro gli azzurri. «Non abbiamo più talenti, ci siamo adagiati sulla ricchezza: troppi videogiochi e poco calcio in strada».
L'Italia non ha fuoriclasse (Pirlo e Buffon invecchiano), ma sono pochi anche i primi della classe. Conte lo ha spiegato additando la gioventù della squadra. «Bisogna avere pazienza, fiducia nei giovani che stiamo provando». Molto meno in Balotelli rispedito a casa a cuor leggero. Meglio Pellè e El Shaarawy che non si sono presi gli applausi, ma almeno un incoraggiamento.
Dovendo enumerare i problemi della nazionale conviene partire dall'attacco: pochi tiri degli attaccanti e soprattutto mal centrati, un centrocampo senza grande personalità. Non basta l'agonismo di De Rossi e Marchisio, difesa che ha dovuto fare i conti con gli infortuni, altro handicap di questa nazionale. Conte ha promesso: «Non faremo più certe convocazioni». Ma forse era meglio pensarci prima.
Per ora gli converrà sfogliare la sua rosa di bomber: quelli utilizzati hanno all'attivo un gol a testa, che giochino titolari oppure riserva. Difficile pensare che invertendo i fattori, cambi il trend. Resta una sola speranza: che Immobile maturi (è rimasto un po' indietro dalle illusioni iniziali ed ha già collezionato un buon numero di partite), Zaza, Destro, magari Okaka, El Shaarawy, Gabbiadini comincino a sparare tutte le cartucce per diventare cannonieri doc.
Conte crede ancora in Giovinco (beato lui), potrà avere pure Osvaldo, il più maturo della compagnia insieme a Pellè, cammin facendo ritroverà Giuseppe Rossi. Ma non è più il tempo dell'altro Rossi (Pablito) e di Altobelli, di Bettega e Graziani, di Totti e Del Piero stesso, per non parlare di Riva e Boninsegna. Non è più tempo di talenti accertati e di chi sa scoprirli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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