nostro inviato ad Appiano G.
Dieci punti nelle recenti dieci di campionato, tre sconfitte nelle ultime tre uscite, fuori dalla coppa Italia, 24 punti dalla prima, eppure Maurizio Zamparini avrebbe preferito incontrare la Juventus piuttosto che questa Inter. «Spero che abbia ragione lui», ha commentato Mancini.
Il rischio è cadere nelle banalità più bieche, il calcio le agevola, pre partita tutti uguali, chiunque sia l'avversario è sempre la gara più difficile, non importa se arriva da una vittoria o da una sconfitta, resta l'ostacolo peggiore da affrontare in questo momento, serve la partita della vita, magari sarà quella della svolta.
Bene, se c'è qualcosa di nuovo negli incontri pre partita di Appiano, sono le conferenze di Mancini. Sembrano chiacchierate sotto casa, lui sa di avere carta bianca con la proprietà oltre a un credito enorme con la tifoseria e se li gioca con abilità: «I tifosi si devono fidare di me, questa è l'unica cosa che mi sento di chiedere. Poi naturalmente è importante che comincino ad arrivare i risultati. Il pubblico applaude quando si vince ed è triste quando si perde, questo è normale, ma come si accetta una cosa, si deve accettare anche l'altra, ci vuole equilibrio, mai esaltarsi o abbattersi. Io sono stato qui e ho vinto, ma poi quel momento finisce e se le cose vanno male i tifosi si arrabbiano con tutti, con me per primo. Anche questo è normale. Ma un progetto si persegue e si continua a crederci soprattutto nei momenti di difficoltà. Penso che questo sia quello giusto, ci vorrà un po' di tempo e qualche sofferenza ma poi le vittorie saranno ancora più belle». E giusto per sgombrare il campo da rivoluzioni, ha voluto ribadire le sue intenzioni: «L'eliminazione dalla coppa Italia non sposta niente, restano i medesimi obiettivi, si continua come prima, ci sono ancora tante partite di campionato e poi c'è il Celtic in Europa league. Se qualcuno pensa che si stia già lavorando per la prossima stagione si sbaglia. Qui si lavora per questa stagione».
Sul modulo la riflessione più logica: «Non credo che cambi molto un 4-2-3-1 rispetto a un 4-3-3, se in campo c'è gente che corre e capisce, le cose vanno bene. A Napoli ho cambiato perché pensavo che la squadra avesse più equilibrio in quel modo, non per come stava giocando l'avversario. Abbiamo problemi in fase realizzativa, se la squadra fa gol la difesa prende coraggio. Dobbiamo assolutamente migliorare, come prima cosa, la realizzazione».
Davanti verrà deciso tutto in mattinata, unica certezza Icardi. Puscas resta una candidatura forte, rischia anche Shaqiri, uno fra Palacio e Podolski va in panchina. Dietro è emergenza, Nemanja Vidic non è neppure convocato per un attacco di sciatalgia, Campagnaro si è unito al gruppo solo venerdì, Andreolli sempre fuori, la coppia di centrali è ancora Ranocchia-Juan Jesus, con il capitano difeso e protetto con determinazione dalla gogna mediatica.
Brozovic gioca con Kovacic: «Possono farlo, parlano la medesima lingua, si conoscono, hanno qualità che si integrano».Il Palermo di Iachini ha quattro punti in più in classifica e in campionato non ha mai vinto a San Siro, il calcio ha questa immensa forza di poter comprimere tutto in 90 minuti.
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