La gara dei cowboy va in archivio con una delusione grande, un dubbio grosso, una mesta considerazione e un inquietante caso umano. La delusione si chiama Vale Rossi a terra al giro tre, curvone veloce verso destra e opplà: uno a uno e palla, meglio dire moto, al centro. Fra il nostro e Lorenzo, s'intende. A terra il maiorchino 7 giorni fa in Argentina e a terra il tavulliano in Texas, mentre tentava di mettere una pezza ai problemi di frizione che in una manciata di curve gli erano costati tre posti, relegandolo sesto in mezzo al casino. Uno a uno e palla al centro anche perché Vale domenica scorsa aveva concluso secondo e così ha chiuso ieri Jorge in quel di Austin. Entrambi dietro a Marquez. In classifica fanno 66 punti per il joker catalano della Honda, 45 per Jorge e 33 per Rossi. Promessa e premessa di future tensioni fra i due compagni Yamaha, visto che pari sono nelle alterne fortune e sfortune e pari sono anche nelle incursioni verbali. Al Vale che in Qatar, quando il passaggio di Lorenzo in Ducati era ancora solo un'ipotesi, aveva detto ci vogliono gli attributi per andare alla Rossa - sott'inteso Jorge non li ha -, stavolta ha risposto il maiorchino dando del copione (questione di setup della moto e scambi di informazioni dentro il team) al sette volte iridato. Della tensione grande fra compagni sta approfittando Marquez che, dopo la quarta pole di fila, ha vinto a mani basse anche il quarto Gp di Austin. «Gara noiosetta, ma bene così, sono altri 25 punti» ha ammesso. In effetti, giusto il tempo di un paio di duelletti con Lorenzo e poi ha salutato tutti e arrivederci e grazie. Per la verità, grazie anche agli interventi apportati dalla Honda a fine inverno, vedi l'albero motore a rotazione inversa che ha reso più docile la moto.
Il dubbio grosso partorito dalla corsa riguarda invece il festival di cadute fotocopia in impostazione di curva. Vedi il Vale, vedi il Pedrosa che ha centrato in pieno il povero Dovizioso, vedi un attimo dopo Smith e Crutchlow. Che dopo la figuraccia Michelin in Argentina, ci sia qualcos'altro da mettere a punto in casa del gommista francese? Si vedrà.
Si è invece capito subito benissimo che fuori uno spagnolo, Pedrosa, ecco altri iberici a menare le danze. Un segnale che l'Italmoto troppo viziata dalle imprese di quell'highlander del Dottore, dovrebbe cogliere al volo e correre letteralmente ai ripari. Caduto Daniel, infatti, ecco il mega duello tra compagni Suzuki per il 4° posto, altri due spagnoli, Vinales e Aleix Espargaro. Gli iberici sono ovunque. E infine e soprattutto, veniamo al caso umano: Dovizioso. In Argentina tirato giù da Iannone, suo compagno in Ducati, aveva detto addio all'ultima curva a un 2° posto sicuro; e in Texas ha salutato un possibile podio perché abbattuto ancora più violentamente dalla Honda fuori controllo di Pedrosa appena scivolato via «e mi è andata bene».
Podio, ironia delle corse, andato al suo giustiziere di Rio Hondo, Iannone, che molto diplomaticamente l'ha dedicato alla squadra. Bottino dunque magro per l'Italia e la vittoria di Fenati in Moto3 non basta a sollevare gli umori nazionalpopolari. Ammettiamolo.
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