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Martina, l'ottava meraviglia. "Il tennis mi ha aspettato"

Inferno e ritorno: la Trevisan in semifinale a Parigi. Wilander: "Gioca col sorriso, anche sul match point"

Martina, l'ottava meraviglia. "Il tennis mi ha aspettato"

«Ho accettato la situazione». Che sia un match point fallito o un periodo buio della tua esistenza, in fondo bisogna fare così: accettare per ripartire. Martina Trevisan lo aveva già fatto anni fa, quando il tennis era un problema, l'ansia per le aspettative la macerava dentro, il futuro era un'ombra da consumare soltanto a bacche. Poi ha accettato, tutto è passato, è tornata a sorridere. E quello - il sorriso - è diventato un'arma più micidiale del suo diritto mancino: quarti di finale a Parigi due anni fa, semifinale ora che di anni ne ha 28, l'età della maturità. Un traguardo incredibile, ottenuto perché lui, il tennis, «ha saputo educatamente aspettarmi». Lo ha detto quando tutto era stato superato, ed è una verità.

Martina Trevisan è un romanzo vivente: l'anoressia, la famiglia sportiva (mamma maestra di tennis, papà - anzi «babbino» come ha scritto alla fine sulla telecamera - calciatore fino alla serie B, fratello campione di doppio juniores Wimbledon), lo specchio come nemico («odiavo le mie gambone»), il lieto fine comunque vada. Perché diventare l'ottava italiana ad arrivare tra le prime quattro di uno Slam, proprio sotto gli occhi di Francesca Schiavone e Flavia Pennetta, quelle che lo Slam l'hanno vinto, ti fa sentire una superdonna con la racchetta. E fa sentire davvero cos'è la felicità: «Di sicuro questa partita ne è una parte importante».

Non è stato facile, ovviamente, ma è bastato accettare che Leylah Fernandez trovasse sempre il modo per restare nella scia della partita, per poi portarla a casa con un «andiamooo!». Partite così spesso si perdono: smarrisci un match point nel secondo set e poi sei 5-1 nel terzo e perdi il servizio. Ma accettare e ripartire è nel Dna di una ragazza che ha imparato a sfruttare il suo lato più fiorentino. Solo un anno fa, per dire, lasciò il torneo dopo una conferenza stampa quasi clandestina in cui aspettò inutilmente una domanda per 20 minuti; ora invece è la donna del momento, e se la ride guardando il tabellone: 6-2, 6-7, 6-3 e domani sarà un altro (grande) giorno contro la stellina americana Coco Gauff, che potrebbe patire quel tennis così diverso che Martina è in grado di mettere in campo contro avversarie tutte uguali. E con il quale quest'anno ha già vinto a Rabat il suo primo titolo Wta, proprio alla vigilia del Roland Garros.

«È davvero incredibile vedere una tennista servire la palla per il match e sorridere» ha detto di lei Mats Wilander. Ed in effetti Martina, la nostra Navratilova (mamma l'ha chiamata così per quello), ormai il buio non lo vede più: «Mi piace sorridere, mi piace l'adrenalina, adoro il momento prima dell'ingresso in campo».

Il momento in cui basta accettare quello che viene, perché succedano cose bellissime.

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