Il Mazzarri confuso ha una sola certezza: «Dobbiamo vincere»

«Stasera conta vincere». Perfino Mazzarri si è dovuto arrendere all'evidenza. Ammette: «Per una volta lascio da parte il concetto di prestazione». Anche perché non si sono viste grandi cose nelle ultime partite. Meglio pensare a segnare e a non prenderle, concetto base per un calcio di successo. Soprattutto ora che anche il tecnico, in cuor suo, teme di rischiare il posto. Il futuro è chiaro nella parole di Thohir, un po' meno negli intenti. Mister Sms ha cominciato l'epurazione: primo saluto ufficiale, virgolettati di circostanza, a Marco Branca che ha concordato la buona uscita e non sarà più il parafulmine di tutte le stupidaggini societarie, il colpevole a prescindere per i banalotti in servizio permanente. Nell'Inter del triplete, Mourinho aveva voluto Quaresma e sappiamo com'è finita. Ma quella Inter è stata costruita da altre mani. Le firme sul contratto di ogni acquisto erano di Moratti, e del suo uomo di fiducia Rinaldo Ghelfi, ma se poi gli acquisti non erano da Inter bisognava cercare altri imputabili.
Per ora la parte è stata affidata a Piero Ausilio, che ha vissuto sempre sotto la protezione di Branca, e Marco Fassone partito con il pasticciaccio Guarin-Vucinic. Con Thohir un bel terzetto di intenditori calcistici di seconda fascia. Poi, magari, arriverà un personaggio più accreditato: da Leonardo a Pradè, da Corvino a Oriali, Sabatini e Baldini.
Ma stasera sarà l'Inter, intesa come squadra, che dovrà cavarsela. Visto il ruolino di marcia, una vittoria in 10 partite (anche il Sassuolo ha battuto solo il Milan nelle ultime 8), c'è da capire la preoccupazione di Mazzarri che ieri ha infilato una serie di toppe oratorie. Dice: «Non ricordo un cambio di proprietà durante il campionato». È successo a tanti, Inter compresa: da Fraizzoli a Pellegrini, da Pellegrini a Moratti. Come dire: una consuetudine. Ha negato di aver colpevolizzato Kovacic sul gol di Liechtsteiner a Torino: c'è tutta una tribuna stampa che potrebbe smentirlo. Bastava usare un giro di parole. Ha realisticamente osservato: «Senza giovani formati si perdono punti, si fanno campionati di mezza classifica». Ma Thohir non punta esattamente al contrario? Forse non gradirà.
Toppate a parte, stasera il mister potrà gustarsi il suo profeta. Contro il Sassuolo, Inter diversa fa intendere. Torna Guarin, due punte subito, ecco D'Ambrosio ed Hernanes alla prima, profeta anche per i giovani. Magari per il criticato Kovacic. «Ci serviva un giocatore di alto tasso tecnico, per dare una mano anche ai ragazzi con meno esperienza. Non voglio dargli troppe responsabilità, ma potrà essere utile a livello psicologico. A giovani come Mateo può solo essere d'aiuto giocare al fianco di gente così forte. Sto facendo crescere Kovacic come ho fatto con Insigne».
Ma, intanto, i problemi si sono sommati. L'Inter che travolge si è fermata all'andata con il Sassuolo (7 gol). Ora realizza a fatica e subisce troppe reti, spesso stupidamente: Berardi può sguazzarci. Palacio si è arenato. «È successo anche con Cavani a Napoli. Può mancare lucidità, non ho ricette particolari ma trovarsi sempre davanti alla porta è positivo». La difesa? «Contro la Juve non fa testo, abbiamo subito due gol stupidi, però tutti prendono tante reti a Torino». Mazzarri in difesa a tutto campo, poi in campo è un'altra cosa. Dice di vedere il bicchiere mezzo pieno(«Poteva andare peggio se non c'ero io»).

Però insiste, tormentato: «Serve un risultato che ci sblocchi». Ha provato anche la via della scaramanzia: allenamento e conferenza a San Siro. Come quando (fuori) non pioveva, ovvero l'Inter vinceva. Se tanto bastasse, la sua panca sarebbe ancora più a rischio.

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