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La memoria di Superga non si umilia

La memoria di Superga non si umilia

Per gli analfabeti del calcio il campionato del Torino comincia il 15 ottobre al cippo di Corso Re Umberto che ricorda la tragica fine del George Best italiano, la farfalla granata Gigi Meroni, e finisce il 4 maggio sul terrapieno di Superga, dove si schiantò ormai 70 anni fa la squadra che allora era - indiscutibilmente - la più forte del mondo, poi diventata Invincibile e Immortale. Poveri loro. Se è vero, come canta Don McLean, che il 3 febbraio 1959 è morta la musica, il 4 maggio 1949 è morto il calcio. Quello dei campi polverosi, delle magliette che duravano tutto l'anno, della potenza e della tecnica messe a dura prova dalla fame e dalle guerre. Nigro signanda lapillo, un giorno da segnare a lutto sul calendario. Quello che Lega Calcio e Sky hanno volutamente deciso di ignorare fissando il derby della Mole proprio nel giorno più difficile per il tifoso granata. Per non disturbare i cugini, impegnati (forse) nelle semifinali Champions. I prossimi campioni d'Italia ringraziano per il favore, aprendo - con intelligenza - all'ipotesi di giocare il giorno dopo. La curva granata è giustamente esplosa sui social al grido di #giùlemanidaSuperga, #questocalciofaSkyfo e #il4Maggiononsitocca, con minacce varie di disertare lo stadio e inviti alla società a schierare piuttosto la Primavera. Appelli che il presidente granata Urbano Cairo sembra voler raccogliere: «È opportuno un incontro per una soluzione, non si può giocare il 4 maggio».

C'è chi conta il palmares in vittorie e chi in croci, e quelli del Toro non dimenticano il Capitano secondo solo a Valentino Mazzola, il Giorgio Ferrini che fece saltare i nervi al debuttante Paolino Pulici in un battesimo di sangue: «Da giovanissimo quando giocavo contro la prima squadra venivo sempre marcato da Giorgio Ferrini che, per obbligarmi a tenere i gomiti alti, mi riempiva di pugni ai fianchi. Un giorno non ce la feci più e colpii Giorgio al naso facendolo sanguinare. Lui allora mi disse. Adesso sì che sei del Toro».

È facile ipotizzare che Lega e Sky facciano marcia indietro, ma la macchia resta, perché con la Storia non si scherza. C'è un tempo per giocare e un tempo per ricordare quello che poteva essere e non è stato.

Il giorno in cui l'inimmaginabile è diventato Storia e la Morte, con un ghigno, si è messa al collo la sciarpa granata non si può giocare a pallone. Perché se nell'epoca della dittatura televisiva l'ossessione degli ascolti vince sulla liturgia della memoria il calcio muore due volte.

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